Testimoniare la fede in stile sinodale

Relazione al Convegno pastorale della diocesi di Campobasso
22-09-2018

Avete scelto quale titolo per la mia relazione tre termini davvero molto impegnativi: testimoniare è il primo verbo e rimanda al tema generale della Convocazione diocesana: la testimonianza: via maestra dell’evangelizzazione. C’è poi una seconda parola: stile, ch’è quella da cui prenderò avvio per questo mio intervento; c’è, infine, l’aggettivo sinodale, ch’è di una certa attualità, se non altro perché siamo alla vigilia di un’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi convocata dal Papa sul tema: «i giovani, la fede e il discernimento vocazionale». A questo tema della sinodalità, dunque, dedicherò la maggior parte della mia riflessione, anche perché, così mi par di capire, è quanto specificamente mi viene richiesto.

Stile

Quello di «stile» è un concetto molto complesso e anche multiforme, legato ad ambiti particolari della cultura di un popolo. Così, se consideriamo quello dell’estetica, per «stile» oggi s’intende quell’insieme di scelte che, effettuate all’interno di particolari elementi linguistici ed espressivi, giungono a costituire l’impronta di una tradizione letteraria, o artistica, o anche di un singolo autore. Per il passato, ad esempio, si ricorderà il dolce stil novo (o stilnovismo) sviluppatosi in ambito toscano tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo e di cui scrive Dante in Purgatorio XXIV, vv. 55-57. Di «stile», però, si parla anche in altri contesti, come nella psicologia. In questo caso U. Galimberti lo descrive come «modalità di essere e di agire acquisita dall’individuo, che nel processo di individuazione, matura un proprio sistema di valori a cui corrispondono atteggiamenti e caratteri che sono distintivi della sua personalità».[1] Si tratta, comunque, di nozioni facilmente reperibili in testi e dizionari appropriati.