Giovane cristiano di Albano: dove vai?

Omelia nella Messa stazionale dei Giovani verso Roma
10-08-2018
  1. Il nostro incontro attorno alla mensa dell’Eucaristia, questa sera, ha il carattere di una statio; ossia, nell’antico linguaggio ecclesiastico che lo desume da quello militare, il carattere di una fermata; non già per riposarsi, ma per vegliare in preparazione a qualcosa d’importante, di significativo. Il viaggio che voi state compiendo, infatti, vi porta verso Roma per incontrare domani sera il Papa e poi vivere, insieme con migliaia di altri giovani delle Chiese in Italia, una Domenica di festa, di preghiera e di incontri. Avrete come orizzonte la prossima assemblea generale del Sinodo dei Vescovi convocata sul tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale.

Celebriamo l’Eucaristia nel giorno in cui ricordiamo san Lorenzo, diacono e martire della Chiesa di Roma. Proprio dal suo martirio, dunque, vorrei prendere il primo spunto per la mia riflessione. Il Martirologio romano racconta che Lorenzo, «avuto l’ordine di consegnare i tesori della Chiesa, mostrò al tiranno, prendendosene gioco, i poveri, che aveva nutrito e sfamato con dei beni elemosinati»: davvero una bella testimonianza di quell’umorismo che, come ci ha ricordato il Papa in Gaudete et exsultate, ordinariamente accompagna la gioia cristiana (cfr. n. 126).

Il Martirologio aggiunge che Lorenzo era «desideroso di condividere la sorte di papa Sisto anche nel martirio. «Dio ama chi dona con gioia», abbiamo ascoltato (2Cor 9. 7). Soffermiamoci allora qualche momento su questo particolare. Secondo la cronologia tradizionale, all’epoca Lorenzo era sulla trentina d’anni d’età (225-258). Comprendiamo ch’egli fosse un vir desideriorum (cf. Dan 9, 23), pieno di desideri, progetti, speranze. Era diacono del Papa Sisto II, un uomo che san Cipriano descrive come «sacerdote buono e pacifico» (bonus et pacificus sacerdos). Egli fu catturato nelle catacombe di Pretestato, sulla via Appia, di fronte a quelle più note di san Callisto. Lorenzo era, dunque, attratto dal suo esempio e anche «desideroso» d’imitare la sua coraggiosa fedeltà a Cristo. Ecco allora il dialogo, ricostruito da sant’Ambrogio, fra Sisto II e Lorenzo, che vede il suo Vescovo condotto al processo e al martirio: «Dove vai, o padre, senza il tuo figlio?», gli dice e l’altro gli risponde con l’annuncio del suo martirio dopo tre giorni (cf. De Officiis I, 41, 204-205).