Chiesa povera in cammino. Omelia nella Trasfigurazione 2015 – 37° anniversario della morte del beato Paolo VI – 6 agosto 2015

06-08-2015
CHIESA POVERA IN CAMMINO
Omelia nella Trasfigurazione 2015 – 37° anniversario della morte del beato Paolo VI

 
1. Per molti anni è stato devoto appuntamento per tanti che coltivavano affetto, gratitudine e stima per Paolo VI ritrovarsi in questo giorno di festa nella Basilica Vaticana per una Santa Messa celebrata nell’anniversario della sua «pasqua» da questa terra al Cielo. Ora, che egli è già stato proclamato Beato, la nostra non è più una preghiera di suffragio, ma una domanda d’intercessione presso Dio. Siamo, allora, qui, presso la tomba di Paolo VI, semplicemente per ripetergli ciò che papa Francesco disse nell’omelia per la sua beatificazione: «Grazie nostro caro e amato Papa Paolo VI! Grazie per la tua umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa!» (Omelia del 19 ottobre 2014). La prima memoria liturgica del beato Paolo VI nella Basilica Vaticana si farà fra poco più d’un mese, al pomeriggio del 28 settembre 2015 con la celebrazione della Santa Messa presieduta all’altare della Cattedra da S. Em. il Card. Pietro Parolin, segretario di Stato.
Potremmo chiederci: perché, intanto, non v’è stata alcuna «elevazione» per il suo corpo? La risposta l’ha data lo stesso Paolo VI nelle sue volontà testamentarie. «La tomba amerei che fosse nella vera terra, come umile segno, che indichi il luogo e inviti a cristiana pietà. Niente monumento per me». Così scrisse nelle Note firmate cinquant’anni or sono, il 30 giugno 1965. «Non desidero alcuna tomba speciale», aggiunse di prima mattina, alle ore 7,30, a Castel Gandolfo il 16 settembre 1972. «Non desidero né tomba speciale, né alcun monumento», confermò nelle Note del 14 luglio 1973. Ciò che Paolo VI ha domandato nei tre interventi testamentari è, rispettivamente, solo questo: cristiana pietà; qualche preghiera affinché Dio mi usi misericordia; qualche suffragio (beneficenze e preghiere).
Nel suo notissimo Pensiero alla morte, però, egli volle riservare alla Chiesa l’ultima esortazione: «abbi coscienza della tua natura e della tua missione; abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità; e cammina povera, cioè libera, forte ed amorosa verso Cristo». Permettete che mi soffermi solo sulle ultime battute che, nell’orizzonte del magistero e della testimonianza di papa Francesco, acquistano oggi una speciale tonalità. Paolo VI pensa, anzitutto, a una chiesa che cammina. Come non fare una sinossi con alcune parole di Francesco? La Chiesa in uscita è come un ritornello nell’esortazione Evangelii Gaudium. Montini ha pure esortato la Chiesa a camminare povera: quasi un codice simbolico per dire «libera, forte e amorosa». «Ah come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!», esclamò Francesco il 16 marzo 2013. Alla Chiesa, infine, il papa Paolo ha indicato una direzione e una meta: verso Cristo. Cristo è in noi come speranza della gloria (Col 1, 26): una sorta di cifra per l’odierna festa della Trasfigurazione.

...

””