Creatività, discernimento e fedeltà

Omelia nel Convegno diocesano dei catechisti - Ariccia, Istituto dei Padri Somaschi
22-09-2019
  1. Quand’ero ragazzo si cantava una filastrocca dove si dice che la domenica è il giorno di riposo e sarebbe scandaloso avere da studiare. Anche del lunedì, però, si diceva: «è giorno di baldoria, così dice la storia, non voglio più studiar». E così via, per tutta la settimana. Per voi, invece, carissimi catechisti, non è davvero così. Abbiamo appena, ieri sera, ufficialmente inaugurato il nuovo anno pastorale con la santa Messa presieduta dal Santo Padre e voi, stamane, siete già impegnati ad avviare il vostro ministero di catechisti.

È un compito che volentieri e liberamente avete accettato e che svolgete lodevolmente, con competenza e passione. È la stessa missione di cui – come abbiamo ascoltato dalla seconda Lettura del Lezionario festivo – san Paolo scrive: «Cristo Gesù ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo» (1Tm 2,6-7).

Queste parole dell’Apostolo tutti noi dobbiamo farle nostre. In quelle poche righe, infatti, ci sono misteri grandi. C’è, anzitutto, l’annuncio del dono che Gesù ha fatto di stesso. San Paolo parla anche di «testimonianza» e c’è, infine, il senso del «mandato»: io sono stato fatto apostolo, egli scrive. Paolo non si è fatto apostolo da sé. Egli stesso, anzi, è rimasto stordito, sconvolto, accecato da quella vocazione, che gli cambiava la vita. Da persecutore ad apostolo di Cristo. Ciascuno di voi può dire: io sono stato fatto messaggero e apostolo dell’amore di Cristo, il quale si è donato per tutti noi.