La festa dei peccatori salvati

Omelia nella Santa Messa in preparazione al Natale con gli operatori della Curia diocesana
23-12-2019
  1. Sulla liturgia della Parola di questa Messa vi propongo due spunti di riflessione. Il primo mi è suggerito dall’antifona d’ingresso, composta da una profezia di Isaia (cf. Is 9,5) e dal versetto di un salmo (72,17): «Nascerà per noi un bambino, sarà chiamato Dio potente, e saranno in lui benedette tutte le nazioni del mondo». È anzitutto annunziata la nascita di un bambino, che nel testo profetico è spiegata come l’offerta di un dono da parte di Dio: Puer datus est nobis! Da qui è ricavato pure il classico introito della Messa del giorno di Natale, di cui è indimenticabile la melodia gregoriana: Puer natus est nobis

Ogni nascita umana è un dono. Questa, però, ha un carattere speciale. Il testo profetico si riferisce letteralmente all’incoronazione del re ideale, che realizza le promesse fatte alla casa di Davide. A lui anche un Salmo dichiara: «Tu sei mio figlio: io oggi ti ho generato» (2,7). Ed ecco che, col linguaggio del protocollo regale, si riconoscono a questo «figlio» la saggezza di Salomone (consigliere ammirabile), il coraggio di Davide (principe della pace), la saggezza dei patriarchi (padre per sempre) e la pietà di Mosé (Dio potente). Chi, nella storia di Israele, ha fino ad ora realizzato tutte insieme queste qualità? Ora, però, tutte convengono a Cristo. Omnia convenire de Christo, dirà sant’Ambrogio (Exp. Ev. sec. Lc III,9: PL 15,1592). Ma in cosa, poi, consiste davvero la regalità di questo Bambino? Era un piccolo bambino, perché il Figlio di Dio si era fatto davvero uomo – commenterà sant’Isidoro di Siviglia – ed era re perché questo è il titolo che Pilato fece scrivere sulla croce (De fide catholica IV,3: PL 83,460). Regnavit a ligno.