Mai si chiude la porta della Misericordia. Omelia per la conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia. Basilica Cattedrale di Albano, 13 novembre 2016.

13-11-2016

Mai si chiude la porta della misericordia[1]

1. La 33ma Domenica dell’anno liturgico è sempre dedicata all’annuncio dell’ultima venuta del Signore. «Giorno rovente come un forno», abbiamo udito dal profeta Malachia; giorno preceduto da distruzioni, pestilenze, persecuzioni ha preannunciato Gesù. Questo, però, non è detto per farci paura, ma, piuttosto, perché siamo liberati dalla paura. Tante volte, durante la sua vita terrena, Gesù ha rassicurato i suoi discepoli dicendo loro: non abbiate paura! Una volta ha detto così: «Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri» (Lc 12, 7; cf. Mt 10, 30-31). Oggi abbiamo ascoltato qualcosa di simile: «nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto» (Lc 21, 18).
Cosa c’è di più esiguo di un capello? Tutto, però, è prezioso all’occhio di Dio. I capelli, è vero, abbelliscono il volto e la figura. L’eroe omerico Ulisse, ad esempio, che era giunto naufrago sulla spiaggia, dopo un bagno purificatore e il maquillage della dea Atena, alle fanciulle prima impaurite e ora affascinate, apparve (come traduceva il mio libro dell’Odissea di terza media) coi capelli lucenti, «che di giacinto a fior parean sembianti»[2]. Anche nel biblico Cantico alla donna innamorata i riccioli neri dell’amato paiono germogli di una palma e l’innamorato, a sua volta, affascinato anch’egli dai capelli della donna amata li paragona all’ondeggiare di un gregge sulle colline (cf. Cant 4, 1; 5, 11). Il desiderio di esprimere l’amore fa accarezzare il capo mettendo le dita tra i capelli. Anche a noi tante volte hanno fatto così.
Dio, però, non ha bisogno di chiome ricciute, o fluenti per amare. Un solo capello è già un filo d’oro per Lui. Egli vede ciò che è piccolo; anzi ama ciò che è piccolo e vi si coinvolge totalmente: «Quando gli uomini dicono: “perduto”, egli dice: “trovato”; quando dicono: “condannato”, egli dice “salvato”; quando gli uomini dicono: “no!”, egli dice “sì!”. Quando gli uomini distolgono il loro sguardo con indifferenza o con alterigia, ecco il suo sguardo ardente di amore come non mai. Gli uomini dicono: “abietto!”, e Dio esclama: “beato!”. Quando giungiamo, nella nostra vita, al punto di vergognarci dinanzi a noi stessi e dinanzi a Dio, quando arriviamo a pensare che è Dio stesso a vergognarsi di noi, quando sentiamo Dio lontano come non mai nella nostra vita, ebbene, proprio allora Dio ci è vicino come non mai»[3]. Dio è carità.
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[1]Omelia per la conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia. Basilica Cattedrale di Albano, 13 novembre 2016.

[2] Cf. tr. I. Pindemonte, VI, 323.

[3] D. Bonhoeffer, Memoria e fedeltà, Qiqajon – Bose 1995, 57-58.

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