Omelia “Ad Competentes” 2014, 9 marzo 2014

09-03-2014

 

OMELIA AD COMPETENTES 2014

 

Riflettiamo insieme sulle prime parole del racconto evangelico, che abbiamo ascoltato: «In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto». Il deserto dove Gesù è condotto è un luogo geografico incolto, inospitale, arido, rischioso: «terra di steppe e di frane, terra arida e tenebrosa, terra che nessuno attraversa e dove nessuno dimora», lo descrive il profeta Geremia (2,6). Eppure in questo luogo Gesù è condotto dallo Spirito. Diversamente che nel Vangelo di Marco, dove sembra come «spinto» nel deserto, qui Gesù è «condotto», anzi come «sollevato su ali di aquile» (Es 19,4) verso il deserto. Esso diventa così come uno spazio «spirituale», non più semplicemente una regione terrena. È il luogo dove già una volta il Signore ha portato Israele: «mi seguivi nel deserto, terra non seminata» (Ger2,2). Ma cos'è un deserto?

Anzitutto è un luogo solitario, dove non s'incontra nessuno. Immaginiamo di vedere uno di noi che se ne stesse a parlare da solo! Diremmo ch'è un po' matto. Nella solitudine non si parla. Si ascolta soltanto. Ma chi? Nel deserto si possono ascoltare i segni della natura: il fruscio, o l'ululato del vento; lo scrosciare della pioggia; iversi degli animali. Nel deserto è anche possibile ascoltare la voce di se stesso! Non ci sono condizioni migliori per potere ascoltare se stessi, della solitudine e del silenzio! Forse anche per questo la nostra cultura è così refrattaria al silenzio: ama i rumori, i suoni, le voci, il chiasso '. Il silenzio inquieta. E se è possibile ascoltare la natura e se stessi, non sarà possibile anche ascoltare Dio? È la promessa del Signore: «io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2,16). Ecco, allora. Possiamo dire che il deserto è il luogo dove è possibile ascoltare Dio.


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