Omelia del Vescovo nella notte di Natale. 24 Dicembre 2007

01-01-2008

1. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse (Is 9, 1). Se oggi noi celebriamo una 'veglia', non è per il solo fatto che a Betlemme Gesù dovrebbe essere nato nel cuore di una notte. È giusto supporlo visto che, come abbiamo ascoltato dal racconto evangelico, 'c'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge' (Lc 2, 8). Questa, però, non è l'unica annotazione storica.

Il Santo Vangelo ci ha pure ricordato che al tempo in cui nacque Gesù una potenza imperiale aveva esteso il suo dominio su tutto il mondo allora conosciuto. Come? Come sempre si è fatto! Nelle sue Historiae, lo storico romano Sallustio (85 ' 35/36 a.C.) per convincere il re siriano Arsace ad un'alleanza, fa pronunciare a Mitridate, re di Ponto queste parole: 'I romani fanno la guerra a tutti, ma soprattutto a quelli la cui disfatta promette spoglie opime: osando, ingannando, passando da una guerra all'altra si sono ingranditi'. Non è così che si fa ancora oggi? Gli storici, veramente, parlano pure di una pax romana, stabilita con l'avvento di Cesare Augusto, lo stesso che, come abbiamo ascoltato, 'ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra'. Ciò avvenne quando governatore di Siria era Publio Sulpicio Quirinio, che, come riferisce Tacito nei suoi Annali, era nato nel municipio di Lanuvio, l'attuale centro dei Castelli romani appartenente al nostro territorio diocesano.

Fu vera pace? È ancora Tacito che a Càlagaco, un capo che era riuscito a riunire contro l'espansione romana tutte le tribù della Caledonia (l'attuale Scozia), per infondere coraggio ai suoi uomini per i quali non v'è alternativa tra libertà o morte, fa pronunciare le famose parole: Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant, che vuol dire, 'là dove fanno il deserto gli danno il nome di pace'. Anche il popolo ebreo si sentiva come soffocato dall'espansionismo romano e per questo cercava di liberarsene con improvvisi moti rivoluzionari, sistematicamente affogati nel sangue. Un'altra precisazione lasciataci dal vangelo è che il neonato Gesù, dopo essere stato avvolto in fasce fu deposto in una mangiatoia perché 'non c'era posto nell'alloggio' (Lc 2, 7). Il contesto storico della nascita di Gesù, allora, è quello dell'oppressione e della povertà.

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