Omelia nella notte di Natale, 25 dicembre 2012

25-12-2012

1. Dopo i lavori di restauro, che hanno riportato la navata centrale e l'area presbiteriale alla loro antica bellezza, torniamo a celebrare nella nostra Cattedrale anche i riti più solenni della Liturgia. È davvero un dono natalizio, questo, e ne ringraziamo la divina Provvidenza. Nella gioia di poterci ancora radunare nella chiesa madre della nostra Diocesi, questa notte ci scambiamo reciprocamente l'augurio natalizio.

Riflettiamo ora sulla Parola del Signore, per entrare meglio nel mistero della nascita di Gesù, il Figlio di Dio e nostro Salvatore. Facciamoci guidare dalle parole dell'Angelo il quale, rivolto ai pastori che vegliavano facendo la guardia al loro gregge, diede loro questo segno: «troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,12). È un segno alquanto strano, questo, per individuare gli spazi della salvezza, specialmente se considerato sotto il profilo religioso.

Lo spazio del sacro, difatti, è tradizionalmente descritto come realtà che attrae e affascina (fascinosum), ma pure come realtà che impone rispetto e timore (tremendum). Esperienza ambivalente, dunque, che Agostino nelle sue Confessioni rese con mirabile concisione: «Ho spavento di te e ardo d'amore per te. Ho spavento di te in quanto ti sono dissimile; ardo per te in quanto ti sono simile» (XI, 9: PL 32, 813).

L'incontro con Dio, anche nell'Antico Testamento, è frequentemente esperienza della sua trascendenza, sicché l'uomo se ne sente interamente sovrastato. Ricordiamo la teofania del Sinai, dove il monte tremò fin nelle sue profondità, fumò e si scosse fra tuoni, lampi e fulmini (cfr Es 19,18; 20,18). Dinnanzi a Dio, dice il Salmo, i monti si dissolvono come cera (cfr Sal 96, 5). Altre volte, invece, è esperienza dolce e gustosa. Anche quello dato dall'Angelo ai pastori è segno di tenerezza sicché la nostra tradizione cristiana assapora nei suoi canti nelle sue forme popolari, specialmente, la dolcezza del «Bambinello».

Il Bambino di Betlemme, però, ha pure i segni della debolezza e della fragilità ed è proprio qui, diremmo, che c'è la stranezza e la novità del segno natalizio. Questo segno, appunto, noi in questa notte intendiamo raccogliere per accostarci al mistero del Natale. Natale, infatti, è il mistero in cui la fragilità di un Bambino si offre alle nostra fragilità come amicizia, compagnia, aiuto e soccorso.

...

“”