Omelia nella solennità del martire San Pancrazio, patrono della Città e Diocesi di Albano, 12 maggio 2014

12-05-2014

Celebriamo l'annuale festa di San Pancrazio, patrono della Città di Albano Laziale e dell'intera nostra Diocesi. È una festa che ' almeno per quanto io ricordi dall'arrivo in questa Chiesa ' il clamore e l'esteriorità, che ha in altre Città la ricorrenza patronale. Penso, ad esempio, alla lunga processione della Madonna delle Grazie a Nettuno, appena ieri sera, cui hanno presenziato migliaia di fedeli. La festa qui, ad Albano, è generalmente più contenuta e quasi limitata agli aspetti religiosi; questo, però, ci permette di essere più meditativi e attenti a cogliere alcune sollecitazioni e provocazioni interiori, giacché molte cose c'impressionano di questo martire.

Appellabo martyrem, predicavi satis, disse sant'Ambrogio a proposito sant'Agnese. Di lei si racconta che, quando fu uccisa, aveva dodici anni. All'incirca la stessa età di Pancrazio. Commenta ancora Sant'Ambrogio: «Quale crudeltà, non avere avuto compassione di una così giovane età! Ma più grande ancora la forza della fede, che pur in quell'età fu testimoniata». (cfr De virginibus II, 6-7: PL 16,189). Ugualmente potremmo dire del nostro Patrono: fu un adolescente forte; non solo di nome ' come suggerisce il termine «pancrazio», che vuol dire lottatore -, ma di fatto.

Altre volte, in questa medesima festa, ho ricordato che, per quanto si narra, il giovane Pancrazio, rimasto orfano sin da piccolo, fu educato da uno zio, di nome Dionigi, il quale lo accompagnò pure al Battesimo e al martirio. Commentando questo particolare agiografico, ho spesso tratto lo spunto per soffermarmi su qualche aspetto relativo all'educazione e all'educazione cristiana. Così vorrei fare anche oggi.

Mi colpiscono alcuni dati statistici che proprio in queste ore sono diffusi anche riguardo alla nostra Regione Lazio, che, secondo gli ultimi dati di Save the children, è al nono posto nella lista delle regioni italiane per povertà educativa. Molto critici, in particolare, risultano essere i servizi dedicati alla prima infanzia: solo 16,4 bambini su 100 (nella fascia di età 0-2 anni) sono presi in carico dagli asili pubblici della Regione. Anche il tempo pieno nelle scuole primarie è garantito solo nel 44,7% delle scuole primarie e nel 10,3% delle secondarie di primo grado, mentre solo poco più della metà degli istituti (63,24%) hanno la possibilità di usufruire della mensa scolastica. Solo il 33,3% degli istituti scolastici è in possesso del certificato di agibilità.

Anche il tasso di dispersione scolastica nella nostra Regione è ad una quota preoccupante, raggiungendo nel Lazio il 12,3%. In parole più semplici: non vanno a scuola! Il fenomeno è grave e non dovrebbe lasciare tranquillo nessuno: la famiglia, la scuola, i Comuni, la società civile ed anche la Chiesa. Quanto, però, è avvenuto sabato scorso in Piazza San Pietro, dove in 300.000 ci si è ritrovati attorno a Papa Francesco, dice pur qualcosa di quanto ci stia a cuore la Scuola.

 

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