Omelia per una festa sacerdotale – Festa del Battesimo del Signore, 11 gennaio 2014

11-01-2014

OMELIA PER UNA FESTA SACERDOTALE

Festa del Battesimo del Signore

 

1. «Questi è il Figlio mio, l'amato». Oggi, è questa la «parola di Dio», che abbiamo ascoltato. Contiene molti misteri. C'è, però, una dimensione umana, che ci aiuta a percepirli e sono le tante nostre esperienze di amore, di famiglia, di fraternità, di amicizia ' tutti spazi d'intimità dai quali può trasparire l'intenzione di Dio. Penso ai sentimenti espressi su «Vita Cristiana», il periodico preparato dalla nostra Parrocchia, da Vittorio, il fratello del nuovo sacerdote. Penso ai gesti tanto consueti di una mamma, o di un papà quando hanno fra le braccia la loro creatura. Stringendola al petto, o avvicinandola al volto le dicono: «Ti voglio bene, io vivo per te, tutta la mia esistenza è per te, figlio mio; tu sei il mio prediletto, davanti a me non c'è nessuno simile a te '». Archetipa è, nell'Iliade, l'immagine di Ettore che abbraccia il suo caro figlio, lo bacia e lo fa ballare sulle mani (cf. l. VI, 474-475). Questo gesto sarà per tutti i tempi il sigillo della paternità.

Il Padre, facendo udire la propria voce dal cielo, fa alla stessa maniera con Gesù. Gli dice: «Io ti amo, tu mi sei caro». Aggiunge: «In te ho posto il mio compiacimento», che vuol dire: tu mi piaci, la tua presenza mi colma di gioia. E Gesù, d'ora in avanti vivrà per questa paterna dichiarazione d'amore. Non avrà bisogno di sentirselo ripetere. Lo sa per tutta la vita. «Il Padre mi ama»(cf. Gv 10,17), dirà, ripetendolo sino alla fine: «Io sono tuo Figlio'  nelle tue mani consegno il mio spirito» (cf. Lc 23,46).

Ecco la dimensione che intendo sottolineare: essere figli. È bello sapersi padre o madre, fratello o sorella, o amico, amante. Più bello è sapersi, sempre e comunque, figli! Potremo trascorrere una vita intera senza mai essere, o diventare padre o madre, fratello o sorella, marito o moglie, ma non ci sarà mai possibile evitare di saperci e di scoprirci figli.

 

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