Passato il sabato, di buon mattino

Omelia nella Veglia Pasquale 2021
03-04-2021

1. «Passato il sabato…»: così, in questa Veglia pasquale, ha avuto inizio il racconto del vangelo della Risurrezione. Cosa sia avvenuto in quel sabato nessun racconto evangelico ce lo dice, ma la Chiesa non ha mai cessato di riflettere, di meditare su questo. Troviamo, anzi, delle frecce direzionali in molti altri passi del Nuovo Testamento, come in lPt dove leggiamo che «nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere» e che «anche ai morti è stata annunciata la buona novella, affinché siano condannati, come tutti gli uomini, nel corpo, ma vivano secondo Dio nello Spirito» (3,19; 4,6).

A proposito del sabato, poi, lo stesso Gesù ci ha insegnato che esso è stato fatto per l’uomo e che il Figlio  dell’uomo è signore anche del sabato. Ha pure detto: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tiferà fuori subito in giorno di sabato?» (Lc 14,5). Ora, quando in questo giorno Gesù giace nel sepolcro, il Padre avrebbe forse dimenticato il suo Figlio? Non si ricorderebbe più di ciò che fece un tempo con mano forte e braccio disteso per Israele, suo figlio? (cf. III Lettura: Es 14,15- 15,1). Non tirerebbe fuori subito il suo «figlio che cade nel pozzo, anche in giorno di sabato»? Cesserebbe di «portare a compimento», di «benedire», di «santificare» questo giorno e di permettere a colui che gli appartiene come suo amico, suo servo, suo figlio amato e suo Isacco, di «riposarsi» e di «riprendere fiato»?

Chi in questo sabato medita in silenzio queste parole di sempre, non potrà riconoscere l’opera di Dio che, sempre agisce (cf. Gv 5,17), e, quindi, opera anche in questo giorno? Contemplando il Principe della Vita nel luogo della morte, la liturgia bizantina esalta questi paradossi: «Quando sei disceso nella morte, o Vita immortale, hai ucciso gli inferi con la gloria della tua divinità. E quando ti sei levato dalle regioni infernali, tutte le potenze celesti hanno gridato: “Cristo che doni la vita, a te la gloria, o nostro Dio”».