Siano anch’essi con me dove sono io

Omelia nelle esequie di don Pietro Geremia
21-01-2021
  1. Celebriamo questa liturgia esequiale con intima serenità e con una grande fiducia che il Signore ha accolto nella sua pace il nostro caro don Pietro (Geremia). La preghiera della Chiesa per i sacerdoti defunti è questa: «dona al tuo servo sacerdote, di godere in cielo della piena visione dei misteri di cui fu dispensatore sulla terra». Tale è oggi anche la nostra preghiera.

Abbiamo ascoltato la parola di Gesù: «voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io» (Gv 17,24). Il luogo in cui Gesù dice questa parola è il cenacolo e il momento è quello in cui sta per dirigersi verso il Getsemani. È l’espressione forte di una volontà decisa: Gesù vuole che, dopo avere compiuto la loro missione nel mondo, i suoi discepoli si ritrovino presso il Padre proprio come Lui, giunto ormai al termine della sua vita terrena, sta per ritornare al Padre. Questa preghiera di Gesù è la promessa che ci custodisce e della quale dobbiamo fidarci. Gesù ci ama; ci vuole con lui. Egli non è indifferente riguardo alla nostra sorte finale.

Quand’ero ragazzo m’immaginavo il giudizio finale in una maniera tutta particolare. Forse ciò accadeva sotto l’influsso di quel liber scriptus proferetur, in quo totum continetur, che si cantava nella sequenza latina del Dies irae. Davanti al Giudice sarà portato un libro dove è scritto tutto ciò che abbiam fatto durante la vita terrena. Certo, l’immagine è anche nell’Apocalisse (cf. 20,12), ma io me l’immaginavo come se Dio aprisse un registro contabile con il «dare» in una pagina e l’«avere» nell’altra. Bastava tirare le somme: se il risultato è in deficit, vai a sinistra; se è in attivo, vai a destra. Tutto qui: è questione di ragioneria! Ma dov’è l’amore, in questa immagine? Dove la misericordia? Gesù «vuole» che siamo dove è lui.