Inaugurazione solenne del pontificato di papa Francesco. Lettera al clero, ai consacrati e consacrate e a tutti i fedeli della chiesa di albano, 18 marzo 2013

Carissimi,

con grande gioia spirituale trasmetto a tutti voi, figli della nostra santa Chiesa di Albano, la benedizione paterna e amorevole del nuovo Papa, Francesco. In questi giorni, dall'ora in cui, appena eletto, l'abbiamo veduto sulla loggia della Basilica di San Pietro, egli ci sta sorprendendo. Dice le cose di sempre e ripete le parole che un Papa deve dire, come eco fedele di Gesù. Eppure ci pare, il suo, un linguaggio nuovo. Perché? Non sono nuove le parole, direi; è nuovo il linguaggio. Per parlarci, Francesco ricorre all'alfabeto delle nostre storie, delle nostre gioie e delle nostre difficoltà; impiega una grammatica umana, che ci rende più facile la comprensione. Tutti i giorni noi parliamo così. Vi domando: non è proprio il Figlio eterno del Padre, quello che si è fatto uomo? Non è proprio Lui che, per parlarci, ha usato il dialetto di Canaan? Così i discepoli, che egli chiamava per nome, lo hanno capito! Per questo anche noi, ancora oggi, «capiamo» Gesù.

Ho avuto con Papa Francesco un incontro bellissimo, ieri pomeriggio, per oltre un'ora, nella sua attuale stanzetta nella Domus Sanctae Martae. Un colloquio impostato nel clima di una massima famigliarità. Egli, però, ha voluto che dell'incontro si desse notizia oggi su «L'Osservatore Romano». Apparirà, dunque, come il primo incontro ufficiale del nuovo Papa con un Vescovo. Pensate: la Provvidenza ha voluto che il vescovo di Albano, l'ultimo a salutare Benedetto XVI, fosse pure, per ragioni di antica amicizia, il primo a incontrare ufficialmente il nuovo Papa.

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18-03-2013