Amorevoli, lungimiranti e desideranti. Omelia per l’Ordinazione al Presbiterato dei Diaconi Vincenzo Delia, Jesus Benjamin Grajeda e Ever Jiménez Gutierrez, 25 aprile 2015

25-04-2015
Nella quarta Domenica di Pasqua, «Domenica del Buon Pastore», la Chiesa celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Nel suo «Messaggio» il Papa ci esorta a considerare e a vivere la nostra vocazione in prospettiva esodale, ossia a lasciare sé stessi, uscire dalla comodità e rigidità del proprio io per centrare la propria vita in Gesù Cristo.
In questo clima celebriamo pure il Rito della Sacra Ordinazione al Presbiterato di Vincenzo Delia, Jesus Grajeda e Ever Jiménez. Per loro la nostra preghiera; a loro e alle loro famiglie la nostra affettuosa vicinanza. Rivolgo un saluto ai concelebranti, specialmente ai sacerdoti giunti più da lontano. Un pensiero particolare lo riservo al Rev.do P. Marco Tasca, Ministro Generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Conventuali, grato per il ministero che da moltissimi anni questa famiglia religiosa svolge nella nostra Chiesa di Albano.
Nel Vangelo Gesù si presenta a noi non come un pastore, ma come il modello di ogni pastore. Egli spiega anzitutto qual è il tipo di relazione pastorale che occorre stabilire: un rapporto in cui dominano la fiducia, la reciproca conoscenza e l’amore. Gesù dice: conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. «Le conosco, cioè le amo», commentava lapidariamente san Gregorio Magno (Hom. in Ev. 14,3: PL 76, 1129). Gesù fa pastorale aprendo anzitutto all’esperienza del suo amore. È lui a conoscere per primo. Anche il nostro ministero deve cominciare come pastorale di relazioni insaporite dall’amore.
Da quest’amore, che giunge per primo e che in Dio si chiama propriamente «misericordia», scaturiscono tutti gli altri gesti. Ecco, dunque, che Gesù aggiunge: do la mia vita per le pecore. L’evangelista farà ricorso allo stesso verbo per dire che Gesù, prima di lavare i piedi ai discepoli, depone le vesti e le mette da parte. Anche ora, egli si dice pronto a deporre la vita, a metterla da parte sino a sacrificarla. L’amore del pastore non è mettersi in piedi, ma mettersi ai piedi. Perciò anche voi, carissimi, durante questo rito dovete anzitutto prostrarvi. L’ordinazione comincia da lì. Non comprenderlo, vuol dire non avere una retta intenzione; ma così il sacramento è messo a rischio. Oh, le parole del Papa: lasciare sé stessi, uscire dalla comodità e rigidità del proprio io per centrare la propria vita in Gesù Cristo.
Nel racconto evangelico Gesù dice una terza cosa: ho altre pecore che non provengono da questo recinto. Lo sguardo di Gesù va oltre il recinto. Gli steccati sono utili per custodire, tenere al riparo, ma possono anche trasformarsi in una corte, oppure in un ghetto. Non è questa l’intenzione di Gesù. Non gl’importano i recinti, ma le pecore. Si è un solo gregge quando segue l’unico Pastore. A Gesù sta a cuore la comunione.
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