01-10-2016
Gb 42,1-3.5-6.12-16
Lc 10, 17-24
Lc 10, 17-24
1. Oggi noi facciamo la memoria di santa Teresa del Bambino Gesù, una santa alla quale si adatta meravigliosamente lesclamazione del Signore: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli». Ella ha vissuto questo mistero e se nè fatta testimone e maestra. La sua dottrina è indicata come la piccola via, perché è una strada che tutto riconduce allessenziale: lamore di Dio, che abbraccia ogni umana vicenda.
Teresa è anche dottore della divina misericordia ed è doveroso sottolinearlo mentre stiamo celebrando insieme questo momento giubilare. Nella lettera apostolica Divini amoris scientia, con cui il 19 ottobre 1997 la proclamava «dottore della Chiesa», Giovanni Paolo II scriveva che al vertice della sua esperienza spirituale cè lamore misericordioso delle tre Divine Persone, come lo esprime specialmente nel suo Atto di offerta allAmore misericordioso.
Si tratta di un testo da lei firmato il 9 giugno 1895, festa della Santissima Trinità. Teresa Aveva a ventidue anni ed era a un momento cruciale della sua vita: sapeva dessere malata. La tubercolosi aveva cominciato a minare il suo corpo. Nel febbraio di quello stesso anno aveva scritto la poesia Viver damore, che però così conclude: «Morir dAmore, ecco la mia speranza». Morirà con queste ultime parole: «Mio Dio ti amo». NellAtto di offerta aveva scritto: «Alla sera di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere. Ogni nostra giustizia è imperfetta ai tuoi occhi». Teresa si consegna alla divina Misericordia.
2. Lesperienza della misericordia è centrale nella sua autobiografia. Nelle prime righe del Manoscritto A della sua Storia di unanima, quello dedicato agli anni della sua fanciullezza, leggiamo: «non farò che una cosa sola: cominciare a cantare quello che devo ripetere in eterno Le Misericordie del Signore!!!». Nelle ultime righe, poi, scrive: «come finirà questa storia lo ignoro: ma ciò di cui sono certa è che la Misericordia del Buon Dio laccompagnerà sempre».
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Teresa è anche dottore della divina misericordia ed è doveroso sottolinearlo mentre stiamo celebrando insieme questo momento giubilare. Nella lettera apostolica Divini amoris scientia, con cui il 19 ottobre 1997 la proclamava «dottore della Chiesa», Giovanni Paolo II scriveva che al vertice della sua esperienza spirituale cè lamore misericordioso delle tre Divine Persone, come lo esprime specialmente nel suo Atto di offerta allAmore misericordioso.
Si tratta di un testo da lei firmato il 9 giugno 1895, festa della Santissima Trinità. Teresa Aveva a ventidue anni ed era a un momento cruciale della sua vita: sapeva dessere malata. La tubercolosi aveva cominciato a minare il suo corpo. Nel febbraio di quello stesso anno aveva scritto la poesia Viver damore, che però così conclude: «Morir dAmore, ecco la mia speranza». Morirà con queste ultime parole: «Mio Dio ti amo». NellAtto di offerta aveva scritto: «Alla sera di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere. Ogni nostra giustizia è imperfetta ai tuoi occhi». Teresa si consegna alla divina Misericordia.
2. Lesperienza della misericordia è centrale nella sua autobiografia. Nelle prime righe del Manoscritto A della sua Storia di unanima, quello dedicato agli anni della sua fanciullezza, leggiamo: «non farò che una cosa sola: cominciare a cantare quello che devo ripetere in eterno Le Misericordie del Signore!!!». Nelle ultime righe, poi, scrive: «come finirà questa storia lo ignoro: ma ciò di cui sono certa è che la Misericordia del Buon Dio laccompagnerà sempre».
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