Mistero di pace e di beatitudine. Omelia nella Trasfigurazione 2016 – 38° anniversario della morte del beato Paolo VI , 6 agosto 2016

06-08-2016
La memoria del beato Paolo VI è fissata, lo sappiamo bene, al 26 settembre, giorno del suo ingresso in quella «scena temporale e terrena», che nel suo Testamento egli stesso descriverà come «stupenda e drammatica». Scelta singolare, quella fatta da Papa Francesco, considerata la prassi di far coincidere una memoria liturgica con un altro dies natalis, quello del transito al cielo. Ma noi, per ragioni intime e diverse, abbiamo viva la memoria di quel 6 agosto 1978 e nella solennità della Trasfigurazione del Signore ogni anno torniamo spontaneamente col ricordo e con la preghiera alla persona di questo grande Papa.
La sua fu una vita trasfigurata, come il p. L. Sapienza titolò una raccolta di testi montiniani (Roma 2014). Qui riporto alcuni passaggi, che pur nella semplicità di un’omelia parrocchiale, ci trasmettono due cose importanti. La prima è un atto di fede dinanzi al mistero della Trasfigurazione, dove il Papa riconosce una completa definizione del Signore: «nella tua persona, Gesù, c’è un’altra vita, c’è un’altra natura oltre quella umana, la natura divina». Gesù trasfigurato è trasparenza teandrica. Il secondo elemento che troviamo è l’espressione di un desiderio: «se ti avessimo ad incontrare anche noi, se fossimo noi così privilegiati come Pietro, Giacomo e Giovanni! Occorre saper trasfigurare con lo sguardo della fede i segni con cui tu, Signore, Ti presenti a noi» (Omelia del 14 marzo 1965).
Per non dimenticare, tuttavia, la memoria liturgica di Paolo VI e, anzi, guardando in qualche maniera ad essa, riprendo un’espressione che è stata inserita nell’orazione colletta. Dice così: «O Dio, sorgente della vita, che al tuo servo, il beato Paolo VI, papa, ti sei rivelato mistero di pace e di beatitudine». Questa espressione egli la pronunciò nel Natale 1975, mentre chiudeva l’Anno Santo che aveva indetto nella prospettiva del mistero della riconciliazione e del perdono. Questo discorso, altissimo nella sua ispirazione mistica e anche bello letterariamente, con ottime ragioni G. M. Vian lo ha ripreso nell’antologia montiniana che ha di recente pubblicato (Un uomo come voi, Genova 2016, 178-180).
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