Omelia Messa Crismale, 9 aprile 2009

09-04-2009

1. Anticamente era d'uso, anche in Israele, che il promesso sposo prima di andare alle nozze portasse nella casa della sposa i suoi doni nuziali ed è proprio questo che oggi fa il Signore Gesù, lo Sposo della Chiesa, prima di consumare le nozze nel dono di sé, con l'offerta pasquale della sua vita. Egli le porta i suoi regali nel segno del crisma profumato e degli oli santi. Li offre a noi, che siamo la sua Chiesa e noi, come la fidanzata del Cantico, li custodiamo gelosamente nel nostro cuore. 'L'amato mio ' dice la Sposa ' è per me un sacchetto di mirra, passa la notte tra i miei seni' (Cant 1,13). Il profumo dell'amore deve essere conservato sul seno, là dove si depone un bimbo quando lo si porta tra le braccia; avere sul petto questo profumo vuol dire inebriarsi ad ogni respiro delle sue effusioni e così non perdere mai il ricordo della presenza dell'Amato. Non accade così anche a noi? Non ci sono profumi che ci ricordano un'identità, un volto, una persona? È così pure per Gesù. Avere sul petto il profumo dell'Amato vuol dire avere Cristo 'davanti agli occhi, custodito nel petto e riposto nel cuore' (Luis de León, Commento al Cantico dei cantici, cap. I). Gli Oli e il Crisma che fra poco saranno benedetti siano, dunque, sorelle e fratelli carissimi, i segni del profumo dello Sposo sul corpo della Sposa amata, che siamo noi.

Già vediamo risplendere il santo Crisma sulla fronte dei nostri Cresimandi; già immaginiamo le mani dei nostri giovani seminaristi grondanti di olio profumato; già ci apprestiamo ad offrire l'Olio benedetto ai nostri Catecumeni, che dalla prossima Veglia Pasquale riceveranno il Santo Battesimo. Apriamo pure l'ampolla dell'Olio degli Infermi, perché sia di conforto a quanti soffrono nel loro corpo: 'Degnati tu stesso, Re dell'eterna patria, di consacrare il frutto dell'ulivo, segno di vittoria contro le forze del male' ' (Inno O Redemptor).

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