Omelia nella benedizione dell’Abate dom Thomas Georgeon

29-06-2009

1. Due circostanze, oggi, ci permettono di trovarci qui riuniti: la solennità liturgica dei Santi apostoli Pietro e Paolo, che 'nella fede e nell'amore di Gesù Cristo annunciarono il Vangelo nella città di Roma e morirono martiri sotto l'imperatore Nerone' (Martirologio Romano) e la Benedizione Abbaziale del P. Thomas Georgeon, che l'11 maggio scorso i suoi confratelli del Monastero di Nostra Signora del Santissimo Sacramento alle Frattocchie hanno eletto come loro Abate. Entrambe le circostanze ci colmano di intima e spirituale gioia e sono motivo di lode al Signore.

I due Principi degli Apostoli, come dice il Prefazio di questa Liturgia festiva, con doni diversi hanno edificato l'unica Chiesa. Diverso consilio. Al di là della differenza dei loro caratteri, della loro formazione e della loro storia personale, la Liturgia quasi s'ingegna a mostrarci come in loro la diversità si ricompone nell'unità e l'unità si apre alla cattolicità. Consideriamo la fede, ad esempio: Pietro la professa e Paolo ne scruta la profondità dei misteri; guardiamo alla comunione ecclesiale, poi: Pietro riunisce il Resto d'Israele e Paolo lo sospinge sino ai confini della terra' Diverso consilio. Sappiamo pure che per questa diversità ci furono nella Chiesa gravi momenti di tensione. Ci domandiamo, tuttavia: perché, con i loro doni diversi, Pietro e Paolo non parlarono lingue diverse, ma si espressero nell'unica lingua dell'amore?

La domanda non è da poco, perché anche nelle nostre Comunità può accadere che insorgano delle divisioni, liti, tensioni, gelosie; può succedere anche in un Monastero, se è vero che San Benedetto ammonisce i suoi monaci: Contentionem non amare (Regula IV, 68). Sarebbe utopistico pensare che fra noi non possano esservi delle questioni; ne troviamo, anzi, più d'una narrate nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli; in alcune situazioni, poi, i dissensi sono quasi inevitabili e in quei casi lo stesso silenzio potrebbe diventare complicità. Per questo ' credo ' San Benedetto non chiede al Monaco di evitare, ma di non amare le contese, ossia di non avere lo spirito di contraddizione sicché stando coi fratelli si è, per principio preso, contrari su tutto. Dio sa quanto male fanno nelle comunità le persone sempre pronte a ridire su ogni cosa, a gettare sospetti verso gli altri, a creare divisioni, a introdurre discussioni sciocche perché provochino i litigi (cf. 2Tim 2, 23).

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