Omelia nella Festa della Presentazione del Signore, XV Giornata Mondiale della Vita Consacrata, 2 febbraio 2011

02-02-2011

1. Il racconto del Vangelo nell'odierna festa della Presentazione del Signore ci mostra, accanto a Gesù e insieme con la Madre e Giuseppe, altri due personaggi: Simeone e Anna. Di quest'ultima l'evangelista, oltre a dirci che era «profetessa», si sofferma a descriverci i tratti anagrafici. Ci dice, infatti, qualcosa circa la sua famiglia, la sua tribù e il suo stato sociale: era stata sposata molto giovane, ma dopo sette anni era rimasta vedova. San Luca narra poi che Anna quasi stazionava nei cortili del Tempio, dove ininterrottamente lodava il Signore. La sua età, infine, era «molto avanzata» al punto d'avere ottantaquattro anni: un «numero sacro», osserverà sant'Ambrogio, e «pieno di misteri», come aggiungeranno molti Padri. Conosciamo, insomma, non pochi tratti esteriori di questa donna sì d'averne come una carta d'identità.

Riguardo a Simeone, al contrario, l'Evangelista non ci dice nulla: né riguardo alla sua età, né quanto alla sua condizione sociale. Il suo profilo interiore, al contrario, è ricchissimo: egli è «giusto», come lo erano i genitori del Battista (1,6) e soprattutto Giuseppe, lo sposo di Maria anch'egli dichiarato tale nel vangelo secondo Matteo (1,19). Simeone osserva, pertanto, il cuore della Legge e mette in pratica tutti i suoi doveri religiosi. Egli, infatti, è pure chiamato «pio». C'è dell'altro. Lo Spirito Santo «era su di lui», narra il Vangelo, e per questo egli preannunciava le cose future. È di nuovo lo Spirito a farlo muovere verso il Tempio e a spingerlo all'incontro con Gesù. Simeone era, dunque, un uomo profetico, come Anna e come lei «aspettava la consolazione d'Israele».

Noi lo chiamiamo «vecchio»: il santo vecchio Simeone, diciamo abitualmente, e di sicuro lo era. Sant'Agostino ripetutamente lo chiama senex. Anche i testi della nostra Liturgia chiamano così Simeone e Anna: «venerunt beati illi senes et cognoverunt Dominum...»; bellissima, poi, è l'antifona della festa dove si canta: «Senex puerum portabat, puer autem senem regebat...».

Il Vangelo, però, non dice che Simeone era vecchio; si limita a riferire ch'era «un uomo». Non sarà certo sbagliato immaginarcelo anziano e con la candida barba fluente. L'apocrifo dello Pseudo Matteo, faceva arrivare la sua età a centododici anni (cfr 15,2), ma dal racconto lucano quest'uomo non ci appare statico, immobile, acciaccato e appesantito dagli anni; al contrario, egli è dinamico, in movimento, accogliente; non ha nostalgie come spesso fanno i vecchi, ma è, anzi, ricco di speranza. I suoi occhi non sono affatto spenti, ma sono resi luminosi dalla salvezza, che ha accolto fra le braccia. S'egli non era un giovane, di sicuro fu come ringiovanito! Un autore medievale che ha operato nel nostro antico Lazio - san Bruno, abate di Montecassino e vescovo di Segni - spiega così: con grande gioia ed esultanza egli accolse Gesù fra le braccia ed ecco che immediatamente la vecchiaia fuggì e lo riprese un giovanile vigore (cfr Comm. in Lucam I,2,10: PL 165, 359).

...

“”