Omelia nella Giornata Sacerdotale – Inizio ufficiale dell’anno pastorale 2010-211

23-09-2010

Qo 1,2-11

Lc 9, 7-9

1. «Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità: tutto è vanità». Dare inizio a un anno pastorale con nell'animo l'eco queste parole del saggio non è umanamente molto incoraggiante. È, anzi, decisamente controproducente. La parola «vanità» è il filo conduttore dell'intero libro e indica tutto ciò che è effimero, volatile, evanescente: metterlo in capite della nostra azione pastorale vorrebbe umanamente dire che non serve a nulla, che è inutile, inconsistente, infruttuosa. Nulla di meglio per deprimerci!

C'è poi l'altra espressione: «niente di nuovo sotto il sole», che è divenuta un detto proverbiale ripetuto perfino in latino. Nihil sub sole novum... Quel che si è fatto, si rifarà. Anche Erode ' come abbiamo ascoltato dalla proclamazione del Santo Vangelo ' è convinto che non possano sorgere delle cose nuove. Sente parlare di Gesù e dice in buona sostanza: «Ma questo da dove viene?». Egli, in pratica, ha degli schemi prefabbricati: Elia, il Battista... e non riesce a incasellarvi Gesù.

Ricordo che quand'ero nel Seminario nei primi anni '60, a chi riceveva l'ufficio di «campanaro», il Rettore consegnava un quaderno dove, anno dopo anno, era segnato per ogni settimana l'orario giornaliero da seguire per il suono del campanello. Quegli «orari» si ripetevano sempre sicché quando, ad esempio, si avvicinava una festività il «campanaro» era chiamato dal Superiore, che gli diceva: «Copia l'orario dell'anno passato»!

A volte sembra che anche nelle nostre comunità valga questa legge: si è fatto sempre così. Lo dico con un po' di amarezza: talvolta mi pare sia un criterio di azione pastorale. Sarebbe, allora, davvero una delusione se ci accingessimo a iniziare con queste intenzioni un nuovo anno. Lo renderemmo inutile, vano.

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