Omelia nella solennità di Cristo Re – inizio del II periodo della Visita pastorale, 20 novembre 2011

20-11-2011

1. La solennità di Cristo Re segna per noi, durante il tempo della Visita Pastorale, anche l'inizio di una nuova tappa del percorso quadriennale prefissato e tratteggiato nelle sue linee essenziali nella terza parte della lettera Andiamo a visitare i fratelli (cfr n. 39). Esso riprenderà da Aprilia nel prossimo mese di gennaio, dopo le feste natalizie. Noi continueremo a compierlo sotto lo sguardo del Pastore, il quale, come annuncia il profeta Ezechiele,  raduna le sue pecore da tutti i luoghi e le conduce al pascolo per farle riposare(cfr Ez 34, 12).

Nel brano evangelico assegnato dal Lezionario a questa Domenica, la figura del Pastore si specifica come quella di un Re, prima indicato come Figlio dell'uomo: un'espressione che proviene dal libro di Daniele e che Gesù prediligeva per autodesignarsi. Qui Egli parla di sé come del giudice escatologico, il giudice della fine dei tempi.

Vorrei sottolineare subito la presenza, nelle prime battute del racconto, di un verbo e di un avverbio. Ambedue indicano un movimento. Si tratta anzitutto del verbo venire, quando si narra che «il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria» (v. 31); il secondo è l'avverbio greco deute, che più di un comando esprime un incoraggiamento. Lo traduciamo così: «Venite, benedetti del Padre mio» (v. 34). La conclusione logica di questi due movimenti è un incontro! Il Re Pastore incontra le sue pecore, che d'ora in avanti non si perderanno mai più perché riposano per sempre tra le braccia del Buon Pastore. Si completa qui la profezia di Ezechiele e il canto del Salmo 22 raggiunge la sua realizzazione.

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