Omelia nell’Ordinazione Diaconale di Giuseppe De Amicis

04-12-1999

OMELIA

NELL'ORDINAZIONE DIACONALE DI GIUSEPPE DE AMICIS

 

'Consolate, consolate il mio popolo''. Le parole con le quali il Signore ha cominciato a rivolgersi a noi accendono il secondo cero della 'corona dell'Avvento' e fanno risplendere su quest'assemblea la luce della speranza. Esse ci aiutano a capire meglio la pagina del Vangelo, che è stata proclamata, ed illuminano anche la figura di Giovanni Battista, invitandoci a dare rilievo a quell'espressione, che è il vero motivo per il quale egli fa la sua comparsa nel deserto: la conversione per il perdono dei peccati.

 

Deserto, conversione, peccato, perdono. In ciascuno di questi termini e nel loro insieme c'è tutta l'esperienza d'Israele. Giovanni la ricapitola e la consegna a Gesù. Egli, quindi, l'assumerà su di sé, la vivrà per intero, la trasformerà in 'battesimo nello Spirito Santo' e la donerà alla sua Chiesa perché ne viva sino alla fine dei secoli.

 

Una di queste parole vorrei sottolinearla: deserto. Si tratta di un luogo importante. Per l'uomo, è uno spazio di prova e d'intensa tentazione; per Dio, è luogo di promessa e di fedeltà. Nel deserto Israele commise i più gravi peccati, ma sperimentò anche la più grande misericordia.

 

Il deserto è il luogo dell'indistinto e della sterilità, dei miraggi e delle illusioni, dei rimpianti e delle nostalgie. Quando, però, chiara e all'improvviso una 'voce' risuona, ti permette di conoscere te stesso e di conoscere Dio. Laddove avresti potuto smarrirti, tu trovi una strada. Questo è possibile, nel deserto.

 

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