Omelia per la Messa Crismale

08-04-2004

OMELIA

nella Messa Crismale - 8 aprile 2004

1. Con i testi liturgici di questi giorni si potrebbe comporre una sorta di 'cantico delle creature'. Nella solenne veglia pasquale sarà celebrata la liturgia del cero, 'frutto del lavoro delle api e simbolo della nuova luce'; dopo, la liturgia battesimale porrà in risalto il simbolo dell'acqua, creata da Dio per dare fertilità alla terra, freschezza e sollievo agli uomini. Fra poco, come sempre durante la Messa, benediremo il Signore per il dono del pane e del vino, frutti 'della terra e del lavoro dell'uomo'. Oggi, in particolare, ringrazieremo Dio anche per il dono dell'olio, nutrimento e sollievo del nostro corpo. Al centro della nostra lode e del nostro canto, però, ci sarà il santo crisma: da esso prende nome la nostra celebrazione mattutina che, come ricorda il papa Giovanni Paolo II, 'evidenzia l'immagine della Chiesa, popolo sacerdotale santificato dai sacramenti e inviato a diffondere nel mondo il buon profumo di Cristo Salvatore (cfr 2Cor 2,14-16)' (Lettera ai sacerdoti per il giovedì santo 2004, n. 1). Per quest'olio misto a profumo, dunque, domanderemo che sia impregnato della forza dello Spirito e della potenza che emana da Cristo.

Mi torna alla mente un testo del Cantico: oleum effusum nomen tuum, profumo che si effonde è il tuo nome... (1,3). I padri e i dottori della Chiesa hanno riletto questa frase nel modo più traboccante d'annotazioni teologiche e spirituali. Fra tutti citerò san Bernardo il quale nel suo commento al Cantico la ripete come un bambino colmo di gioia: 'O nome benedetto, olio sparso dappertutto... Ecco Cristo, ecco Gesù. Come è caro quel nome, come è umile!'.
 
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