Omelia per l’Ordinazione Diaconale di Andrea Santoro

07-12-1998

OMELIA

PER L'ORDINAZIONE DIACONALE DI ANDREA SANTORO

 

Le parole con le quali, chiudendo il suo dialogo con l'angelo, la Vergine introduce la propria libertà nel disegno di Dio suscitano in noi, questa sera, un'eco tutta particolare. Noi le risentiamo, infatti, nel clima dell'ordinazione al ministero diaconale di un giovane a noi carissimo, Andrea Santoro. 'Eccomi - dice Maria -, sono la serva del Signore' (Lc 1, 38). C'è, in questa lapidaria espressione, un'adeguata visione di Dio, il quale 'tutto opera efficacemente, conforme alla sua volontà' (Ef 1, 11), ed anche una corretta visione dell'uomo, che unicamente nel grato abbandono ad essa ritrova la propria autenticità. Anzi, la sua identità.

Scorrendo rapidamente queste parole, scopriamo, in quell'eccomi, l'impaziente attesa della giovane nazarena di vedere presto realizzato l'annuncio dell'angelo e, al tempo stesso, nella dichiarazione sono la serva, ravvediamo tutta intera la sua disponibilità affinché ogni cosa si compia. Qualcosa di uguale c'è soltanto nella sofferta adesione di Gesù alla volontà del Padre, nell'orto del Getsemani: 'La tua volontà si faccia' (Lc 22, 42). Maria già lo imita, questo Figlio, il quale, sin da prima della creazione del mondo, è l'agnello santo e immacolato, che toglie le nostre colpe. La Vergine ancora non lo conosce e, tuttavia, si muove verso di lui, parla come lui ed è obbediente come lui. Rispondere a Dio con un semplice sarebbe stato di sicuro più breve, ma forse anche un'arditezza, quasi fosse lei, una povera e indigente creatura, la controparte, una pari di Dio. Tentazione enorme, quanto quella che ingannò e soggiogò Eva: 'Sarete simili a Dio' (cf Gen 3, 5)! La grazia, invece, che Eva ci tolse, ci è ridonata in Maria. La grazia dell'obbedienza, la grazia di essere diversi da Dio, di essere servi di Dio. Eppure non a questo Dio l'aveva chiamata.

“”