Omelia per l’ordinazione presbiterale di Giuseppe De Amicis

16-09-2000

OMELIA

per l'ordinazione presbiterale di Giuseppe De Amicis

Basilica Cattedrale, 16 settembre 2000

 

1. Nell'uso dei nostri fratelli ebrei il sabato, giorno celebrativo della storia della salvezza, inizia, come ogni altro giorno, al tramonto, ossia la sera del venerdì, all'apparire delle prime stelle. In quel momento in ogni casa si dispongono due candele con le quali si accendono le 'luci del sabato'. Una traccia di quest'uso è rimasta nella vita della Chiesa, per la quale il giorno di festa inizia con la celebrazione dei primi vespri.

Questa sera, dunque, si accendono le luci del 'Giorno del Signore' e risplende la luce di Cristo risorto. Egli viene nella nostra assemblea, come ai discepoli nel giorno di Pasqua, e porge i suoi doni di grazia e di pace. Il primo già ce lo ha offerto ed è la sua Parola, che c'esorta a riconoscerlo e a dirgli: Tu sei il Cristo, il nostro unico Salvatore. Questa confessione di fede ci conserva nel cuore del Giubileo, che in quest'anno stiamo vivendo. Fra poco ci farà anche l'altro dono, che è sempre 'dato' durante la Santa Messa ed è la presenza viva del Signore nel sacramento del pane e del vino, una presenza offerta a ciascuno di noi, per la nostra vita. Noi l'invochiamo come la Sposa dell'Apocalisse: Vieni, Signore Gesù. Sì, vengo presto. Amen (cf. Ap 22, 20). La sua promessa non fallisce. Con queste due 'lampade' noi sempre accendiamo le luci della Domenica, alimentandole come le vergini sagge della parabola evangelica, finché non spunti il giorno e venga nella gloria il Signore Gesù.

Questa sera, però, la misericordia di Dio ci permette di accendere una terza luce ed è l'ordinazione presbiterale di Giuseppe De Amicis. Sarebbe bello se accadesse come nella notte di Pasqua, quando, attingendo dal cero pasquale, molte e molte altre luci si accendono, sino ad illuminare tutto il tempio. Procediamo, allora, all'accensione di questa terza lampada, benché con le mani tremanti per l'emozione e infinitamente grati a Dio per questa grazia. Essa investirà una persona, Giuseppe, appunto, ma è per tutta la nostra Chiesa di Oria, per la Chiesa intera. 'Non si accende una lucerna e la si pone sotto il moggio, ma sul lucerniere e fa luce a tutti quelli che sono nella casa' (Mt 5, 15). Accendiamola con la luce della Parola, che abbiamo ascoltato.

 

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