Servizio, conversione e amore. Omelia nell’«anno innocenziano» di Spinazzola, Anzio 23 luglio 2015

23-07-2015
1. La ragione del nostro trovarci attorno alla mensa dell’Eucaristia e anche della mia presenza con voi questa sera è il ricordo del papa Innocenzo XII nell’ideale anniversario della sua elezione alla cattedra di Pietro, avvenuta il 12 luglio 1691; anniversario celebrato durante un «anno innocenziano», che la città di Spinazzola, dove egli nacque, e la città di Anzio, che lo onora come un suo fondatore, hanno organizzato prendendo occasione del IV centenario della nascita (1615-2015). Incontrandovi e ringraziando tutti, permettete che un saluto particolare lo riservi al vostro vescovo S.E. Mons. Giovanni Ricchiuti, che mi ha invitato nel segno di un’amicizia sincera e antica.
Permettetemi di aggiungere pure che vivo il mio stare con voi non soltanto come vescovo della Chiesa di Albano, nel cui territorio Anzio ricade, ma pure come originario della diocesi di Lecce, dove Antonio Pignatelli fu vescovo dal gennaio 1671 al 1682. Per quanto vi abbia risieduto per poco tempo e da lì sia stato chiamato ad altri incarichi, culminati nell’elezione al pontificato romano, egli conservò ricordo buono di quella Chiesa, la cui Cattedrale volle dotare di ricchi arredi sacri; e anche Lecce lo ricordò, celebrando prima un solenne rito funebre per la sua morte e poi erigendogli un cenotafio nella fastosa cappella di sant’Oronzo, patrono della città e diocesi salentina. La Chiesa di Lecce non dimenticò Innocenzo XII e per il terzo centenario della sua elezione al pontificato gli dedicò un convegno, che io ebbi l’incarico di organizzare, in vista del quale san Giovanni Paolo II scrisse all’arcivescovo C. Fr. Ruppi una lettera dove di Innocenzo XII si legge che «instancabile realizzatore della riforma tridentina, s’impegnò costantemente per la salvaguardia della dottrina e la difesa dell’ortodossia, perseguendo “con lo zelo di Elia e la forza di Paolo”, come allora si disse, un vasto programma di animazione spirituale e pastorale. Mosso da grande amore verso i poveri, fece costruire in Roma asili ed ospizi per fanciulli ed anziani indigenti, sì da essere chiamato “pater pauperum”» (Lettera apost. del 4 dicembre 1991).
Da questo elogio desidero partire per offrire alcuni elementi di riflessione, riassumendoli in tre punti che non intendono per nulla esaurire la ricchezza del pontificato di Innocenzo XII, ma essere piuttosto lo spunto per una qualche attualizzazione. Egli fu, dunque, chiamato padre de’ poverelli e questo proprio dalle labbra dei poveri medesimi. Riferisco al riguardo un episodio del 1696; di quando, rientrando da una visita alla zona portuale di Civitavecchia, il Papa vide venirgli incontro numerosi poveri i quali contesero la sua persona ai palafrenieri che lo accompagnavano, «dalle spalle loro sottrassero il dolce peso, e messolo indosso, lo portarono dentro Roma in trionfo di umiltà, gridando sempre, che adesso solamente apparteneva il condurre l'amorevole Padre loro» (G. de Noaves, Elementi delle storie de’ Sommi Pontefici, t. XI, Siena 1805, p. 119).
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