Stanze diverse di un’unica dimora

Omelia nella liturgia esequiale del signor Cosimo Viva
08-02-2022

Una preghiera colletta delle Messe per i defunti ci fa pregare così: «Fa’ che il nostro fratello, sciolto dai legami mortali, sia unito alla comunità dei tuoi eletti». È il primo aspetto del mistero della morte, il più evidente, il più doloroso: scioglie i legami. La nostra vita è fin dal principio un intreccio di relazioni: vincoli di sangue, sentimenti di amicizia, rapporti di lavoro. Nessun uomo è un’isola dice un notissimo verso, che conclude: E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te. Ne percepiamo la verità tante volte; soprattutto e con tanta sofferenza quando a morire è una persona cara, come il papà, la mamma. Allora ci rendiamo conto che a morire è anche una parte di noi stessi.

Gli elementi luttuosi della nostra vita noi cristiani li consideriamo alla luce di Cristo morto e risorto e, tuttavia, egli non ci ha proibito di piangere la morte dei nostri cari. Egli stesso ha pianto la morte dell’amico Lazzaro e, come annota sant’Agostino, lo pianse nonostante fosse sul punto di risuscitarlo e così ci permette di piangere anche noi i morti, che pure crediamo destinati a risorgere per la vera vita (cf. Epist. 263, 3: PL 33, 1083).

Questo ci apre alla speranza! Se pure ci sono legami che si spezzano, ce ne sono altri che si annodano. «Mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo», ci fa pregare la Chiesa. È consolante questo messaggio. La Chiesa è un’unica casa. Non è un quartiere di edifici, ma un’unica dimora. Magari occupiamo stanze differenti, ma la casa è una sola e si va edificando giorno dopo giorno sino al compimento finale.