Trasfigurazione del Signore. Omelia nel XXXV anniversario della morte del venerabile Servo di Dio Paolo VI, 6 agosto 2013

06-08-2013

«Quando, o Cristo nostro Dio, fosti trasfigurato sul monte, hai rivelato la tua gloria ai tuoi discepoli nella misura in cui potevano riceverla. Fa risplendere la Tua luce eterna anche a noi peccatori, attraverso l'intercessione della Madre di Dio. O Elargitore di luce, gloria a Te». È, questa, una delle tante acclamazioni che la tradizione bizantina riserva per la festa della Trasfigurazione. Vogliamo ripeterla anche noi, oggi, contemplando questo mistero della luce nel contesto di un «anno della fede», mentre è stata da poco pubblicata la prima lettera enciclica di Papa Francesco intitolata Lumen fidei, la «luce della fede». La fede è luce: è il messaggio specifico di questo documento pontificio che, per l'uso che se ne fa oggi nella Chiesa cattolica, è fra i testi magisteriali più significativi di un Papa.

L'enciclica ci dice subito tre ragioni per le quali dobbiamo ritenere che la fede sia «luce». Anzitutto, perché essa è in grado d'illuminare l'intera esistenza dell'uomo; in secondo luogo perché questa luce scaturisce dalla memoria fondante della vita di Gesù; da ultimo, perché ci apre uno spiraglio sul futuro. Scopriamo, così, che la nostra piccola storia non è un frammento che vaga nel vuoto muovendosi verso il nulla. Essa, al contrario, è abbracciata e sostenuta da un amore che dirige verso la pienezza. «Un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita» (Lumen fidei, n. 4). Dall'esperienza di questo amore, che avviene quando ci lasciamo incontrare da Cristo aprendoci a lui totalmente, fiorisce in noi la fede. Di tanto in tanto, difatti, nella nostra vita ci sono delle piccole luci. Talvolta, ad esempio, le accende la forza dell'intelligenza ed abbiamo così le scoperte strabilianti della scienza. Per un momento esse c'incoraggiano; quando, poi, per un motivo o per l'altro si spengono, ci ritroviamo spesso in un vicolo cieco, oppure rimaniamo spaesati e insoddisfatti, sentendoci quasi ingannati. Abbiamo esigenza di «totalità» e per questo sentiamo il bisogno di una luce più grande, che accolga e conservi accese, dandole autentico e durevole valore, anche le nostre piccole luci. Abbiamo bisogno di una «luce» che non abbia la nostra misura, ma addirittura lo splendore di Dio. Ed è Cristo Gesù, questa luce. Sant'Ambrogio lo chiama: «splendore della gloria del Padre, che trae luce dalla luce» (Inno Splendor paternae gloriae).

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