Omelia per l’ordinazione al Diaconato di quattro Seminaristi diocesani, 9 giugno 2013

09-06-2013

Quattro giovani: Gabriele, Martino, Nicola e Salvatore mi sono stati presentati per essere ordinati diaconi e, come avete ascoltato, io li ho eletti per il servizio a questa Chiesa di Albano. A loro, pertanto, vadano il primo saluto e l'assicurazione della nostra preghiera perché il Signore porti a compimento l'opera che ha iniziato in ciascuno di loro. Ipse perficiat!

 

Avete intrapreso, carissimi, il vostro cammino partendo da punti diversi. Avete percorso strade diverse a motivo della vostra storia, sia personale sia famigliare; strade diverse per le differenze della vostra indole e delle scelte iniziali della vostra vita, per la varietà delle persone che avete incontrato e che hanno lasciato nell'animo, nel cuore e nella mente il loro segno. Un giorno, però, le vostre strade hanno cominciato ad incrociarsi: non perché avete avuto interessi comuni, ma perché avete ascoltato la stessa Voce e incontrato la stessa Persona: Gesù benedetto.

 

Ed ora siete qui insieme e siete qui con noi per rinnovare, tutti insieme, nella celebrazione dei Sacramenti l'incontro con Lui, che è grande nella compassione ed è Signore della vita, come ci ha annunciato il Vangelo di questa Domenica (cfr. Lc 7,11-17). Compassione e vita: così il Signore ci visita. Dio vi ha chiamato perché ha avuto compassione di voi. Nonostante le vostre cadute ' - e chi di noi non è debole? Chi, fra noi, non è caduto malamente e non è morto alla vita di Dio?... ' nonostante le vostre fragilità Gesù vi ha chiamato, dicendo a ciascuno: Alzati! Segno, questa sera, ne sia il gesto della prostrazione durante le Litanie dei Santi: Kyrie, eleison; Christe, eleison.

 

 

2. Diacono è una parola di origine greca, abitualmente tradotta in lingua italiana con «servo». Sembra che Platone abbia una volta esclamato: «Come può un uomo servire ed essere felice?». L'ideale greco, infatti, era l'uomo libero. Il servo, invece, è sempre alla dipendenza di un altro! Questa è ancora la mentalità odierna, anche se quello che la genera non pare davvero essere l'ideale di Platone. Sono ben altri, oggi, i criteri di vita. Quando il Papa Benedetto XVI incoraggiò l'episcopato italiano a proseguire nel progetto pastorale poi concretizzatosi in «Educare alla vita buona del Vangelo» vi fece riferimento con queste parole: «Una radice essenziale [della emergenza educativa] consiste - mi sembra - in un falso concetto di autonomia dell'uomo: l'uomo dovrebbe svilupparsi solo da se stesso, senza imposizioni da parte di altri, i quali potrebbero assistere il suo autosviluppo, ma non entrare in questo sviluppo» (Discorso del 27 maggio 2010). È un'autonomia, questa, che non libera l'uomo; lo asservisce, anzi, ancora di più.

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