Omelia nella Messa di Natale

25-12-1999

OMELIA NELLA MESSA DELLA NOTTE DI NATALE 1999

 

Fratelli, figli!

Abbiamo ascoltato la Parola del Signore. Essa è stata pronunciata per noi. Ci ha detto, infatti, che 'su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse'. Risuonano pure nelle nostre orecchie le parole dell'Apostolo, che dice: 'E' apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza'. Anche la liturgia ci ricorda che questa santissima notte è stata illuminata con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo. E' , dunque, una notte davvero eccezionale, questa!

Nella notte, attorno alla luce e al calore del fuoco, i nostri antichi usavano narrare le storie. Forse facevano così anche i pastori, di cui ha narrato il Vangelo, i quali vegliavano nella campagna attorno a Betlemme. Anche nella mia mente tornano, ora, alcune 'storie'. Ve ne riferisco due.

La prima è una storia raccontata dallo stesso Gesù. Essa narra di un 'figlio', il quale richiese dal padre tutto ciò che era suo e quanto gli spettava. Con tutte quelle ricchezze, egli se ne andò in una regione lontana e lì sperperò tutti i suoi averi. Questa storia tutti voi la conoscete, perché è trascritta nel santo Vangelo ed è ricordata, fra l'altro, come la 'parabola del figliol prodigo'. Quel prodigo è ciascuno di noi; quel prodigo sono io. Risentendo questa storia mi tornano alla mente, come in un rapido flashback, tutti i luoghi, le circostanze e le ragioni per le quali ho 'sperperato'. Ne risento nell'animo tutte le suggestioni e le illusioni, con una ripercussione di forte sofferenza e di pentimento.

 

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