Omelia III domenica di Avvento

12-12-1999

OMELIA

III Domenica di Avvento

Aspettiamo la venuta di Dio non nella paura, ma nella gioia: è il messaggio centrale di questa terza domenica di Avvento, perciò detta anche Gaudete: “”Rallegratevi sempre nel Signore: Egli è vicino””. Nella prima lettura il Profeta, mentre annuncia la venuta del Signore, ne indica pure il valore: essa significherà liberazione per tutti i poveri, per i prigionieri e gli incatenati e guarigione per tutti i cuori spezzati. L'anno di grazia del Signore ci riguarda tutti, perché tutti siamo prigionieri, come incatenati da noi stessi, non intatti, ma frantumati e poveri sì da non potere sanarci da soli. Dio, però, non realizza dal di fuori la nostra guarigione. Egli, piuttosto, ci guarisce a partire dall'interno, come per un organismo vivo, che guarisce solo da dentro. Il Padre ha seminato nel nostro cuore lo Spirito del suo Figlio, che ci muta interiormente: 'come la terra produce la vegetazione e un giardino fa germogliare i semi'. Il Dio che ci ha creato, non è straniero al nostro intimo più intimo; ha, invece, la chiave della nostra più nascosta profondità. Solo col tempo avvertiamo che Egli, in noi, è all'opera da sempre. Quando accade, però, noi cresciamo in quei sentimenti che san Paolo indica nella seconda Lettura: poiché apparteniamo a Cristo, deve parlare in noi la gioia. Non possiamo guarirci e costruirci da noi stessi; perciò dobbiamo pregare e ringraziare, fare spazio allo Spirito, non disprezzare l'istruzione che ci viene da Lui - quanto spesso, invece, la mettiamo da parte, credendo di sapere già tutto! - e sapere distinguere il bene dal male. Dobbiamo lasciar “”fare a Dio””, come usa dire la nostra gente, ma non passivamente, bensì attivamente, permettendo di agire allo Spirito che è in noi. La pace che ci viene prospettata investe, così, tutto il nostro essere, articolato nell'espressione dell'Apostolo secondo tre aspetti: nel nostro corpo e nella nostra anima, cioè nel vivere quotidiano e nelle relazioni che lo costruiscono, ed anche nel nostro spirito: in quella segreta profondità di noi stessi, appunto, dove fiorisce lo Spirito Santo, nella nostra massima intimità, dove si apre verso Dio la porta attraverso cui Egli può entrare come nella sua dimora.

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