«La cura dell’umanità». L’omelia del vescovo nel 60° anniversario della morte della Venerabile suor Tecla Merlo

09/02/2024 – In occasione del 60° anniversario della morte della Venerabile Suor Tecla Merlo, cofondatrice dell’istituto delle Figlie di San Paolo, il vescovo Vincenzo Viva ha celebrato Messa a Roma, nel Santuario Basilica Regina Apostolorum, con le religiose della comunità. La diocesi di Albano, in cui sono presenti tutti gli istituti della Famiglia Paolina, ha un legame speciale con le Figlie di San Paolo, dal momento che nel pomeriggio del 5 febbraio 1964 suor Tecla Merlo morì nell’ospedale Regina Apostolorum di Albano, dove pochi mesi prima, nell’agosto del 1963, ricevette l’inaspettata visita di Paolo VI, da poco eletto al soglio pontificio. «Come vescovo della diocesi di Albano – ha detto Viva nella sua omelia (clicca qui per il testo completo) – sento questa sera non solo l’onore e l’emozione di rendere omaggio alla Venerabile Maestra Tecla, in questo anniversario così particolare, ma di esprimere anche gratitudine al Signore per il fatto singolare che proprio nella nostra diocesi abbiamo presenti tutti gli istituti della grande Famiglia Paolina. Per questo ci sentiamo particolarmente benedetti dal Beato Giacomo Alberione e in un vincolo duraturo di affetto e di amicizia con quanti coltivano gli ideali della Famiglia Paolina e con quanti passano dalle numerose case paoline presenti nel nostro territorio». Quindi il vescovo ha posto la sua riflessione sulle pagine del vangelo proclamato, dal capitolo sei del Vangelo di Marco, sulla vita apostolica e sulla condivisione della missione di Gesù, nella prospettiva dell’esperienza della Venerabile suor Tecla Merlo: «Il Vangelo di Marco – ha aggiunto Viva – ci dice che i discepoli erano stati già mandati da Gesù in missione, avevano fatto le loro prime esperienze, erano stati anche invitati dal Maestro a stare con lui in disparte, a riposare un po’. Ormai avevano sperimentato che attorno alla figura di Gesù c’era una convergenza di uomini e donne bisognose di qualcosa. La gente semplice aveva ormai intuito che si poteva sperimentare nell’umanità di Gesù la presenza di Dio. Come i primi discepoli del Signore e come lo stesso Paolo di Tarso, anche Tecla Merlo ha sentito che Dio non può stare chiuso nell’arca dell’alleanza, ma vuole farsi incontrare nella bellezza della sua Parola, vuole farsi toccare, farsi raggiungere da tutti. Con Gesù di Nazareth Dio cammina per le strade con le donne e gli uomini di oggi, ci viene incontro e associa in questa tensione missionaria anche i discepoli di Gesù, così come la Prima Maestra ha vissuto la sua esistenza in questo continuo movimento, in questo slancio verso i confini più lontani». Allo stesso tempo, ha sottolineato il vescovo, suor Tecla Merlo ha compreso che, per ciascuno, è l’umanità del discepolo il primo veicolo del messaggio evangelico. «E quale è stata – ha domandato Viva – l’umanità della Prima Maestra? I biografi, ma soprattutto le sorelle che l’hanno conosciuta ci attestano che è stata una donna umile, ma non passiva; dolce e forte insieme; obbediente, ma anche creativa e capace di scelte coraggiose; una vera madre per le sue sorelle e con l’obiettivo chiaro della perfezione evangelica. Il segreto, quindi, della sua ricca umanità, nella quale tante sorelle e persone hanno sperimentato la presenza di Dio, è stata la sua vita interiore, il suo desiderio di santità. Lo Spirito Santo ci conceda allora di riconoscere nell’umanità di Cristo la presenza di Dio e di impegnarci, specialmente come ministri di Dio e come consacrati e consacrate, ad avere cura della nostra umanità, affinché essa sia il primo strumento di ogni autentica evangelizzazione».