Messa per la 26ª Giornata mondiale della Vita consacrata

31/01/2022 – In occasione della 26a Giornata della Vita consacrata, il vescovo Vincenzo Viva celebrerà la Messa in Cattedrale con i consacrati e le consacrate della Chiesa di Albano mercoledì 2 febbraio con inizio alle 18.
«Questo appuntamento – afferma don Gian Franco Poli, Vicario episcopale per la Vita consacrata e l’Ordo virginum – offre alcune provocazioni e puntualizzazioni: un evento non riservato alle religiose e religiosi, ma a tutta la Chiesa. Mai come in questo tempo, segnato dalla pandemia e dalla paura per il futuro, la preghiera di Gesù al Padre: “siano una sola cosa… in noi… perché il mondo creda”, coniuga il cammino sinodale e l’esperienza di essere tutti sulla stessa barca e di andare verso lo stesso porto. I “circoli sinodali” per le comunità religiose sono già luoghi sperimentati, principi richiamati dalla e nella vita fraterna e, di conseguenza, contesti di crescita, di ascolto e di confronto. I laici possono ricevere un grande insegnamento in quest’ottica dalle religiose e dei religiosi, essendo per loro la prima e più importante forma di missione. La Chiesa di Albano gode di numerosi carismi, da quelli monastici, le Sorelle di Santa Chiara (Clarisse) di Albano e i Trappisti di Frattocchie, a quelli di vita apostolica, alle società di vita apostolica, agli istituti secolari, all’Ordo virginum e ad alcune associazioni di fedeli laici. Molte comunità vivono sul territorio e cercano di offrire risposte e servizi, dall’area educativa a quella assistenziale, vicine alle famiglie, alle persone sole, a chi è senza lavoro o è segnato dalle diverse forme di sofferenza. Le Famiglie religiose, nelle diversità nazionali e culturali, sono per la Chiesa locale una sfida per migliorare le relazioni e diminuire i pregiudizi, per avviare un impegno comune verso uno stesso scopo in modo da accogliere ogni sorella e fratello per le sue qualità reciproche e per la comune scelta di vivere per il Vangelo. Di fatto, oltre ad una accoglienza formale, deve scattare una conoscenza reale e profonda, attraverso la dimensione dell’empatia e dell’apertura affettiva, la quale è il primo rimedio contro ogni forma di discriminazione e utilizzazione».