«Un invito alla speranza». Il vescovo Viva celebra una Messa Giubilare all’interno degli Ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno

30/10/2025 – Martedì 28 ottobre, il vescovo di Albano Vincenzo Viva ha celebrato una Messa Giubilare presso gli Ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno. Alla celebrazione, a cura dell’ufficio diocesano per la Pastorale della Salute, diretto da don Michael Romero, in collaborazione con la direzione sanitaria della Asl Roma 6, hanno partecipato, oltre allo stesso don Michael Romero, i cappellani degli ospedali e diversi sacerdoti del territorio, insieme a dirigenti, personale medico e infermieristico e degenti della struttura.
Presenti, tra gli altri, il direttore generale della Asl Roma 6, Giovanni Profico e il direttore sanitario degli Ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno, Ciriaco Alfonso Consolante, i sindaci di Anzio, Aurelio Lo Fazio e Nettuno, Nicola Burrini e rappresentanti delle forze dell’ordine. «Con gioia – ha detto il vescovo nell’omelia – siamo oggi qui riuniti per un’occasione veramente speciale: vogliamo portare lo spirito e il messaggio dell’Anno del Giubileo in questo ospedale. Il Giubileo è un momento significativo: tempo privilegiato di grazia e di riconciliazione, un’opportunità per riscoprire la misericordia di Dio che si fa vicina ad ogni essere umano, specialmente a chi soffre. E quale luogo più adatto di un ospedale per sperimentare la presenza compassionevole di Dio? Qui, nelle storie di dolore e di speranza, si manifesta anche l’azione di Dio. La Chiesa non vive solo nelle cattedrali di pietra, ma ovunque si manifesta la carità di Cristo».
Riflettendo sulle letture proposte dalla liturgia, Viva ha sottolineato un passaggio della lettera di san Paolo agli Efesini, in cui scrive che “Non siamo più stranieri né ospiti, ma siamo concittadini dei santi e familiari di Dio”. «Guardiamoci intorno: qui – ha aggiunto il vescovo – non ci sono estranei. Ci sono pazienti che portano il peso della malattia, operatori sanitari che donano competenza e umanità, volontari che offrono tempo e sorrisi, familiari che vegliano con amore. Ma, se riflettiamo bene, non c’è un noi e un loro, come ci ha ricordato papa Leone la scorsa estate ad Albano, a proposito della Caritas: l’ospedale ricorda che tutti siamo vulnerabili, tutti abbiamo bisogno dell’aiuto reciproco. Tutti insieme formiamo un tempio vivente, edificato non su pietre morte, ma sulla pietra angolare che è Cristo. Allora sì, possiamo dire che anche questo ospedale è davvero una casa di Dio tra gli uomini. Non perché consacrato da riti solenni, ma perché qui, ogni giorno, si compie il gesto più sacro: farsi prossimo di chi soffre, il vero culto del cristiano è l’amore al prossimo».
Quindi, Viva ha citato il Vangelo di Luca proclamato poco prima, il passo di Gesù che passa la notte in preghiera prima di scegliere i dodici apostoli, e poi scende dal monte per incontrare la folla che cerca guarigione – per rivolgersi direttamente a quanti prestano servizio nella struttura ospedaliera, accanto agli ammalati e ai loro familiari: «Cari operatori sanitari – ha detto il vescovo – non abbiate paura di fermarvi, anche solo per pochi istanti, per ritrovare il senso profondo di ciò che fate. La tecnica medica è essenziale, ma senza l’anima diventa fredda; la competenza professionale è necessaria, ma senza il cuore diventa arida. E poi “Gesù scende, incontra la folla, guarisce tutti”. L’evangelista annota un particolare struggente: “Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti”. Questa è la vocazione profonda di questo luogo: essere punto di contatto con la forza che guarisce, che è Cristo stesso. Non dimentichiamolo mai: la prima vocazione e il primo compito del medico non sono guarire, ma curare. Dovremmo correggere il nostro linguaggio: non ci sono malattie incurabili, semmai inguaribili. La cura ha il primato sulla guarigione. Viviamo questo Giubileo come anno di grazia e di speranza. Aiutiamoci a vicenda a vivere con dignità la nostra vulnerabilità umana: la malattia può essere occasione di solidarietà e di trasformazione».