Con Lui sull’alto monte

Omelia nella festa della Trasfigurazione del Signore 2021 - Grotte Vaticane – Cappella Ungherese
06-08-2021

Oggi, festa della Trasfigurazione del Signore, abbiamo ascoltato una pagina di vangelo (Mc 9,2-10) ricca di dialoghi: c’è, anzitutto quello di Elia e Mosè con Gesù; anche Pietro, prendendo la parola, disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui…»; interviene, quindi, la voce del Padre, che indica Gesù e incoraggia ad aderire alla sua parola: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»; da ultimo, lo stesso Gesù si rivolge ai tre discepoli, che aveva portato con sé sull’alto monte, per ordinare loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, o, come dice un’antifona liturgica, di «non rivelare la gloria del Figli dell’uomo, prima che sia risorto dai morti» (3 ant. Ai Vespri).

Benché ricco di parole, il contesto della storia evangelica è, dunque, l’atmosfera dell’indicibile. I discepoli si sentono posti di fronte ad un limite. Erano tutti e tre spaventati e Pietro «non sapeva che cosa dire»; anche quando, nella discesa dal monte, Gesù parla con loro, dice parole colme di mistero: cosa vuol dire «risorgere dai morti»? Per capire tutto ciò, avranno bisogno dello Spirito. «Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).

Oggi siamo qui, nelle Grotte Vaticane accanto alla tomba di san Paolo VI, anche per ricordare lui nel giorno anniversario della sua morte. Meditando sul racconto del vangelo quello che egli scrisse nel suo Pensiero alla morte «Ecco: mi piacerebbe, terminando, d’essere nella luce». Oggi egli è nella luce. La nube luminosa, che come ci racconta l’evangelista Matteo, coprì i discepoli con la sua ombra (cf. Mt 17,5) riveste anche lui. Ce ne rende sicuri la voce della Chiesa, che Paolo VI ha molto amato. «Potrei dire che l’ho sempre amata … Ma vorrei che la Chiesa lo sapesse …», ha scritto e la Chiesa oggi lo sa meglio di ieri.