Omelia nella Messa di Natale

25-12-2001

OMELIA

nella Messa della Notte di Natale 2001

 

1. Il popolo che camminava nelle tenebre' Le parole del profeta Isaia, che abbiamo appena ascoltato, si adattano, purtroppo, anche alle nostre circostanze storiche. Celebriamo, infatti, il Santo Natale a conclusione di un anno che certamente più di altri rimarrà nella memoria di noi, che lo abbiamo vissuto. Siamo stati, infatti, spettatori increduli e impotenti d'eventi più grandi di noi, di fatti che sono stati di là della nostra comprensione, di vicende superiori ad ogni nostra immaginazione. I semi della violenza e poi della vendetta, della protervia e della tracotanza, dell'insensatezza e dell'assurdità sono stati seminati a piene mani in questi mesi. Vi risparmio le cronache già tante volte ripetute da Genova, da New York, da Kabul, da Novi Ligure, da San Gregorio Magno' Dappertutto morte! Sempre notizie di morte! Saranno davvero questi i doni che i pastori portano a Betlemme? No. Anzitutto perché non sono doni, ma anche perché a Betlemme, in questa notte, è perfino difficile arrivare.

 

Il popolo che camminava nelle tenebre, vide una grande luce. E' la risposta di Dio alle nostre paure. In fondo al tunnel c'è un Bambino. Nulla di più fragile di un bambino. Anche un bambino, infatti, può essere offeso, violentato, stuprato. Il profeta, però, ci avverte che questo 'bambino' è principe della pace e ci rassicura che egli viene a consolidare e rafforzare il diritto e la giustizia. Questa, allora, è la notte della speranza. Questa è notte in cui davanti ai presepi, più che le nostre luci, dobbiamo accendere la speranza. Almeno il desiderio della speranza. La nostra preghiera dinanzi al presepio potrebbe essere questa: 'Vieni Signore Gesù, a tutti i costi vieni, non tardare. Non ti permettere tu degli indugi. Sbrigati, dunque, vieni e vinci; vinci stoltezze e ripugnanze, traccheggiamenti e viltà. ['] Una sola cosa è necessaria, che nasca in noi, come nascesti nella storia, come nasci sull'altare. Il tuo natale sia in noi, o Gesù, e questo è tutto' (don Giuseppe De Luca).

 

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