Omelia per la Messa Crismale

17-04-2003

OMELIA NELLA MESSA CRISMALE 2003

 

1. Viviamo nella gratitudine l'annuale appuntamento della Messa del Crisma. Questa parola basta da sé a rievocare l'unzione profumata che Gesù ha ricevuto sul suo capo, come scriveva S. Ignazio d'Antiochia, per spirare sulla Chiesa l'odore dell'incorruttibilità (cfr. Ad Eph. 17,1).

 

L'affermazione si adatta al passo del Vangelo che abbiamo ascoltato e alle parole profetiche che Gesù fa proprie: 'Lo Spirito del Signore è sopra di me' (Lc 4,18). Il mistero dell'unzione, tuttavia, può ricordarci pure la scena che nel vangelo secondo Marco inaugura la passione e che noi abbiamo riascoltato appena domenica scorsa, durante la liturgia delle palme: mentre Gesù stava a mensa nella casa di Simone il lebbroso, 'giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di grande valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo' (Mc 14,3). Il giorno dopo, lunedì della settimana santa, il vangelo secondo Giovanni ha descritto un'analoga scena: è Maria di Betania, questa volta, a ungere i piedi di Gesù, 'e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento' (Gv 12,3). Nel vangelo secondo Luca, infine, una terza donna, ora però esplicitamente indicata come peccatrice, compie un gesto simile (cfr. Lc 7,36-50).

 

Tutte e tre queste donne dicono a Gesù, con un unico gesto, quanto di più amorevole, puro e disinteressato una donna, che non sia la sua madre, possa dire ad un uomo. Mentre, poi, ne parliamo durante questa Messa Crismale, noi stessi potremmo averne di già non soltanto i vestiti e le mani, ma più ancora il cuore e la mente fragranti per tanto profumo.

 

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