2 dicembre 2015

“Eliminerà la morte per sempre”(Is 25,8).

Si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì” (Mt 15,30). Tutti? Sì, proprio tutti! Gesù guarisce un gran numero di malati di ogni genere, tanto che la folla è piena di stupore nel vedere muti, ciechi, zoppi…tutti guariti: “Questi è il Signore in cui abbiamo sperato perché ci salvasse, rallegriamoci per la sua salvezza” (Is 25,9). In questo clima di esultanza e di risurrezione, Gesù sente compassione e si commuove per la folla. Insiemea quella del cibo, Gesù intende sfamare un’altra fame, quella di vita eterna, della quale le guarigioni sono il segno immediato ma non definitivo. Coinvolgendo i suoi discepoli, Gesù ci insegna che oggi le sue mani sono le nostre. Per soccorrere e sfamare i nostri fratelli Gesù ha bisogno di noi. Poco importa se ciò che possiamo offrirgli è poco: il poco, condiviso, sazia più di ogni altra cosa perché è un pane che porta in sé la capacità di farsi prossimi, di mettersi nei panni degli altri, non solo con il pensiero o il sentimento, ma condividendone la sorte. La condivisione sia per tutti profezia di una nuova umanità che è digiuna.