2 giugno 2020

Mc 12,13-17

 

Il tributo a Cesare.

Gesù non cade nel tranello postogli dagli scribi e dagli erodiani portando il discorso ad un livello più ampio. Egli rifiuta di mettere a confronto Cesare con Dio perché queste due realtà non sono confrontabili: la vera questione – a cui Gesù ci conduce – è distinguere ciò che viene da Dio e ciò che viene dall’uomo. La moneta presentata a Gesù non solo porta l’immagine di Cesare, ma anche una scritta: “Tiberio Cesare, figlio del divino Augusto, lui stesso Augusto – Pontefice supremo”. Questa scritta rende l’effige un oggetto di culto.

Gesù invita ad andare più in profondità, a superare l’apparenza per cogliere la verità delle cose.“Dio creò l’uomo a sua immagine” (Gen 1,27), chi è stato creato ad immagine di Dio non può appartenere a Cesare: a lui appartiene solo la moneta dov’è incisa la sua immagine.
La moneta va quindi restituita al proprietario, nella certezza che l’identità profonda della persona resta custodita in Dio.