«Mio Signore e mio Dio!».
La vicenda di Tommaso ci appartiene, ci è tanto vicina da non dover fare nessuna fatica ad identificarci con la sua incredulità. Perché è così difficile credere a ciò che si distanzia dall’esperienza quotidiana dell’umano vivere? Credere a ciò che si vede non ha più a che fare con la fede, è semplicemente qualcosa da constatare, credere invece a quanto non vediamo e non tocchiamo, ci fa entrare nella dimensione dello Spirito e della Grazia. Il credere parla di un adesione del cuore, di una fiducia capace di gettare la vita nelle mani di Dio che è mistero che ci supera, ma che ci rende beati. Così ha fatto Abramo, così i Profeti e i Santi! Ora tocca a noi la risposta a questo Dio che ci viene incontro e che ci chiede un sì tutto personale e totale. Anche a noi oggi, la Parola invita ad inginocchiarci difronte alla “Vita” che ci supera e, proclamare con tutta la forza dello spirito: “mio Signore e mio Dio”. “Non tiriamoci indietro. Non vergogniamoci della nostra fede. Siamo astri che splendono nel mondo, luce che attrae, calore che persuade” (G. Paolo II).