28 marzo 2023

quinta settimana di quaresima

«Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite. A queste sue parole, molti credettero in lui» (Gv 8, 30).

Pregare per avere la voglia di seguire la volontà di Dio, per conoscere la volontà di Dio e, una volta conosciuta, per andare avanti con la volontà di Dio. Signore: «Guida i nostri atti secondo la tua volontà, perché portiamo frutti di opere buone». La sottolineatura riguarda in particolare «secondo la tua volontà», perché oggi «questa parola “volontà”, la volontà di Dio. Gesù, quando entra nel mondo, dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta» (Ebrei, 10, 5), perché sono provvisori; non dico inutili, provvisori. Un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. «Allora ho detto: ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà» (Ebrei, 10, 5-7). E questo atto di Cristo, di venire nel mondo per fare la volontà di Dio, è quello che ci giustifica, è il sacrificio: il vero sacrificio che, una volta per sempre, ci ha giustificato. In effetti anche i peccati sono atti di non obbedire a Dio, di non fare la volontà di Dio. Invece, il Signore ci insegna che questa è la strada, non ce n’è un’altra. È la volontà di Dio? Come faccio per compiere la volontà di Dio? Ecco quindi un suggerimento pratico: prima di tutto chiedere la grazia, pregare e chiedere la grazia di voler fare la volontà di Dio. Questa è una grazia (Omelia Santa Marta, 27 gennaio 2015).

Giuseppe vide crescere Gesù giorno dopo giorno «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52). Come il Signore fece con Israele, così egli “gli ha insegnato a camminare, tenendolo per mano: era per lui come il padre che solleva un bimbo alla sua guancia, si chinava su di lui per dargli da mangiare” (cfr Os 11,3-4).
Gesù ha visto la tenerezza di Dio in Giuseppe: «Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono» (Sal 103,13).Giuseppe avrà sentito certamente riecheggiare nella sinagoga, durante la preghiera dei Salmi, che il Dio d’Israele è un Dio di tenerezza,che è buono verso tutti e «la sua tenerezza si espande su tutte le creature» (Sal 145,9).La storia della salvezza si compie «nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18) attraverso le nostre debolezze. Troppe volte pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizza attraverso e nonostante la nostra debolezza. È questo che fa dire a San Paolo: «Affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”» (2 Cor 12,7-9)(Patris Corde, 2).