2 settembre 2017

«Consegnò loro i suoi beni»

Dio non è geloso della sua onnipotenza, non è il gestore assoluto delle realtà create, ma chiama l’uomo a essere suo collaboratore e gli affida la responsabilità sull’intera creazione. Così, noi dobbiamo anzitutto chiedere occhi per vedere i nostri talenti che, anche se piccoli, ci sono donati non per esaltare la nostra persona (e pensiamo al concetto che si ha oggi di talento: quando si dice “quella persona ha talento” subito si pensa al successo, al guadagno e alla popolarità che ne potrà trarre) ma perché la pienezza del progetto di bene e d’amore di Dio, con la nostra collaborazione, sia portata a pieno compimento. Gesù, con la parabola dei talenti, ci ricorda che la fiducia accordata da Dio richiede impegno e responsabilità perché il talento è posto nelle nostre mani affinché fruttifichi a beneficio dei fratelli: “Avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri”… il primo passo dell’amore è lo spazio della fiducia e della responsabilità donata.