27 maggio 2025

  • martedì della sesta settimana di pasqua

 

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato» (Gv 16, 5-11).

I discepoli sono tristi perché Gesù annuncia la sua partenza, ma lui afferma che è un bene: solo andando via potrà inviare lo Spirito Santo. È un paradosso: l’assenza fisica di Gesù apre la via a una presenza interiore e universale.  Lo Spirito Santo non è una “presenza vaga” o un sentimento, ma una persona divina che agisce. Il suo compito è convincere il mondo, cioè portare luce, verità, discernimento. Tre azioni dello Spirito: sul peccato: rivela il vero peccato del mondo, che non è solo l’errore morale, ma il rifiuto della fede in Cristo. Sulla giustizia: mostra che la vera giustizia si realizza nel ritorno di Gesù al Padre, segno che la sua missione è compiuta e approvata da Dio. Sul giudizio: annuncia che il principe di questo mondo (Satana) è già sconfitto. La morte e resurrezione di Gesù sono la sua condanna definitiva (don Gian Franco Poli).