Lc 2,36-40
Uno dei significati più profondi, e forse meno esplorati, del Natale è l’unità. Unità tra cielo e terra, tra tempo ed eterno, ma anche unità tra vecchio e nuovo, tra passato e presente. È una lettura sapiente della storia. La profetessa Anna, ottantaquattrenne, «parlava del bambino» a quanti attendevano: è il passato che riconosce la “vita nuova” manifestata nel presente nei segni umili e dimessi. L’apostolo Giovanni, nella Prima lettura, si rivolge a due generazioni di credenti, ai padri e ai giovani, chiamando entrambi «figlioli», perché amati dal Padre. Nell’incarnazione del Verbo non c’è più un prima e un dopo, ma un unico Evento che raccoglie tutto in unità. Dovremmo imparare a leggere e interpretare così non solo la nostra storia personale (includendo storture, sbagli, ferite), ma l’intera storia umana. È la sapienza del Natale.