6 maggio 2023

San Domenico Savio

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto» (Gv 14, 7)

Devo essere sincero: nella mia lunga vita ho incontrato molti credenti e pochi cristiani. Intendo dire che sono ancora molte le persone che credono in Dio, che cercano una risposta alle grandi domande della vita, che frequentano le comunità cristiane. Ma quando mi confronto con loro, mi accorgo che la loro idea di Dio ha ben poco a che vedere con il Padre che Gesù è venuto ad annunciare. Nel dialogo con Filippo, Gesù, quasi stupito, ribadisce all’amato apostolo di origini straniere, di essere in profonda comunione con il Padre. La comunità cristiana, dopo la resurrezione del Signore, capirà il significato di quella sconcertante affermazione: Gesù e Dio sono una cosa sola, egli è in Dio e Dio è in lui, non attraverso una particolare sensibilità spirituale, ma in una vera e propria identificazione. Gesù è il figlio di Dio che ci rivela il vero volto del Padre. Superiamo, allora, la più che parziale visione di Dio che portiamo nel cuore per fidarci di ciò che Gesù ha detto e per convertirci, infine, alla sua vera identità. In Gesù anche noi diventiamo figli adottivi, abbiamo accesso a Dio e cresciamo nella sua conoscenza (Curtaz Paolo).

«Suo zelo per la salute delle anime La prima cosa che gli venne consigliata per farsi santo fu di adoperarsi per guadagnar anime a Dio; perciocché non aveva cosa più santa al mondo che cooperare al bene delle anime, per la cui salvezza Gesù Cristo sparse fin l’ultima goccia del prezioso suo sangue. Conobbe Domenico l’importanza di tale pratica, e fu più volte udito a dire: “Se io potessi guadagnare a Dio tutti i miei compagni, quanto sarei felice!”. Intanto non lasciava sfuggire alcuna occasione per dare buoni consigli, avvisar chi avesse detto o fatto cosa contraria alla santa legge di Dio. La cosa che gli cagionava grande orrore e che recava non piccolo danno alla sua sanità, era la bestemmia, o l’udir nominare il santo nome di Dio invano. Se mai nelle vie della città o altrove gli fosse accaduto di udire alcuna di somiglianti parole, egli tosto abbassava dolente il capo, e diceva con cuor devoto: “Sia lodato Gesù Cristo”. Passando un giorno per mezzo ad una piazza della città, un compagno lo vide a togliersi il cappello e proferire sotto voce alcune parole: “Che fai? gli disse, che dici?”. “Non hai udito? Domenico rispose, quel carrettiere nominò il santo nome di Dio invano. Se avessi creduto utile sarei corso ad avvisarlo di non farlo mai più: ma temendo di fargli dire cose peggiori, mi limito a togliermi il cappello e dire: Sia lodato Gesù Cristo. E questo con animo di riparare qualche poco l’ingiuria fatta al santo nome del Signore» (San Giovanni Bosco, Vita del giovane Domenico Bosco, Cap. XI).

A cura di don Gian Franco Poli