venerdì – Sant’Antonio da Padova
«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio» (Mt 5, 27-32).
L’adulterio viene affrontato dal punto di vista dell’uomo. Qui, “guardare una donna” dice implicitamente “donna sposata”. Già l’adulterio era condannato, ma la condanna si applicava solo all’atto esterno. Gesù, con finezza psicologica, va alla radice degli atti esterni. Essi procedono tutti dal cuore, cioè dal centro profondo della persona: la cupidigia, la brama di ricchezza e di potere, il desiderio di adulterio. La beatitudine dei “puri di cuore” significa orientare tutti gli atti in ordine alla sequela di Gesù. In stile iperbolico, tipicamente semitico, con l’ingiunzione di eliminare l’occhio e la mano quando sono di “inciampo”, viene messa in risalto la denuncia degli atti contrari al progetto di Dio che procedono dall’interno: l’occhio che guarda con bramosia, la mano che si protende per impossessarsi… All’uomo era permesso ripudiare la moglie e sposare un’altra donna libera. Valorizzando il matrimonio e la donna, Gesù ripudia questa prassi rimettendo così in vigore l’ordinamento divino primitivo, particolarmente qui dove si era tanto malamente fatto torto alla donna. Mi chiedo: che cosa mi crea “inciampo” nel mio cammino verso Dio? (Don Gian Franco Poli).