17 febbraio 2023

Tempo ordinario (VI)

«Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà» (Mc 8, 35)

«Un invito collettivo alla sequela. Gesù chiama tante volte singole persone. Qui rivolge un invito collettivo e ne dà sia il metodo che le motivazioni. Pone la sequela come scelta: “se qualcuno vuol venire dietro a me…”. La vocazione non è un capestro, un obbligo da accettare supinamente. È una scelta, esprime una volontà. Chiede un metodo, azioni da compiere subito e continuamente: rinnegare sé stessi, prendere la croce e andare dietro lui. In altre parole: smetterla di mettersi al centro, farsi carico, prendersi cura di chi e di che cosa ci sta intorno e imitare Gesù. Questa sequela capovolge i criteri normali di impostazione della vita; trattenerla, attaccarsi ad essa vuol dire allontanarsi da Gesù. Rinunciare ad essa, mettere le soddisfazioni che essa può portare in secondo piano, significa avvicinarsi a Gesù» (Sr. Maria Pia Giudici FMA).

«Ma che cosa significa “perdere la vita per causa di Gesù”? Questo può avvenire in due modi: esplicitamente confessando la fede o implicitamente difendendo la verità. I martiri sono l’esempio massimo del perdere la vita per Cristo. In duemila anni sono una schiera immensa gli uomini e le donne che hanno sacrificato la vita per rimanere fedeli a Gesù Cristo e al suo Vangelo. E oggi, in tante parti del mondo, ci sono tanti, tanti, – più che nei primi secoli – tanti martiri, che danno la propria vita per Cristo, che sono portati alla morte per non rinnegare Gesù Cristo. Questa è la nostra Chiesa. Oggi abbiamo più martiri che nei primi secoli! Ma c’è anche il martirio quotidiano, che non comporta la morte ma anch’esso è un “perdere la vita” per Cristo, compiendo il proprio dovere con amore, secondo la logica di Gesù, la logica del dono, del sacrificio. Pensiamo: quanti papà e mamme ogni giorno mettono in pratica la loro fede offrendo concretamente la propria vita per il bene della famiglia! Pensiamo a questi! Quanti sacerdoti, frati, suore svolgono con generosità il loro servizio per il regno di Dio! Quanti giovani rinunciano ai propri interessi per dedicarsi ai bambini, ai disabili, agli anziani… Anche questi sono martiri! Martiri quotidiani, martiri della quotidianità» (Francesco, Angelus, 23 giugno 2013).