26 maggio 2019

Gv 14,23-29
Il passaggio alla “novità” dello Spirito è stato e sarà sempre per la Chiesa, per il mondo, per ogni discepolo, un momento critico (di “crisi”), che segna qualcosa di assolutamente nuovo, pur nella continuità. Così è stato per la Chiesa di Gerusalemme quando ha visto ridimensionare le antiche prescrizioni giudaiche (I lett.); così sarà nella Gerusalemme celeste, quando non vi sarà più alcun tempio, se non la comunione del Padre e del Figlio (II lett.); e così è qui per i discepoli, che restano senza la presenza visibile di Gesù. Ogni assenza diventa presenza nuova del Signore Risorto, che ci dona il suo Spirito. È lo Spirito a unire passato, presente e futuro, ma bisogna essere aperti al suo soffio d’amore. Come? Custodendo e vivendo le parole del Maestro, vivendo l’amore