giovedì – XXV settimana del tempo ordinario
In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo (Lc 9, 7-9).
Gesù aveva mandato i Dodici in missione nella Galilea, territorio sotto la giurisdizione di Erode, e certamente la cosa aveva fatto rumore, visto che la Galilea non è un territorio poi tanto vasto. Le voci giunsero anche ad Erode che “sentì parlare di tutto ciò che accadeva” in riferimento sia ai Dodici che Gesù aveva inviati sia a Gesù stesso, e restò confuso, anche perché su Gesù si erano diffuse opinioni contrastanti. Quella che lo riteneva Giovanni Battista redivivo, ad Erode doveva parere assurda: Giovanni lo aveva fatto decapitare proprio lui! E lo aveva fatto perché il Battista rappresentava una minaccia al suo potere. E adesso, questo nuovo “rabbi” gli pare anche lui pericoloso, e con un misto di curiosità e di timore desidera vederlo. In seguito leggeremo (cap. 13) che i farisei avvertono Gesù che Erode lo vuole uccidere. Narrate brevemente le perplessità di Erode, Luca narra il ritorno dei Dodici, facendo così una sorta di inclusione con il loro invio dell’inizio. La sua intenzione deve essere stata quella di mettere in relazione la sorte di Giovanni Battista e di Gesù, con quella degli apostoli da lui inviati, e quindi della Chiesa. Giovanni Battista “disturbava”, ed è stato ucciso; Gesù “disturbava” ed è stato ucciso; i primi cristiani “disturbavano” e sono stati uccisi; in molti luoghi del mondo, ci sono cristiani che “disturbano” e vengono uccisi. La cosa mi fa riflettere?
p style=“text-align: right;”A cura di Don Gian Franco Poli